
La Chiesa intera, in ogni tempo è chiamata a vivere “gli ultimi tempi”, e passa ininterrottamente da una prova all’altra[1].
Ognuno le vive a suo modo: i martiri la vivono come uccisione violenta, altri come insulto, solitudine, sofferenza, povertà: un abbandono, la morte di una persona cara, una malattia, la disoccupazione… Sono le “tempeste” piccole o grandi in cui siamo costretti a navigare.
Per aiutarci a capire queste nostre tempeste, ci viene incontro questa pagina del Vangelo.
I discepoli sono in una situazione di pericolo, superiore alle forze umane: stanno per essere inghiottiti dalle acque; sono soli sulla barca, Gesù ha voluto rimanere a riva; quando poi appare sull’acqua non è chiaramente riconoscibile, tanto che i discepoli gridano di spavento, come all’apparizione di un fantasma.
Non è forse questa la nostra condizione quando siamo nella prova e ci pare che il Signore ci abbia abbandonati? Ma, proprio in questa situazione, Gesù si fa presente e ci mette in grado di compiere cose straordinarie, come Pietro che cammina sulle acque.
“Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque”. La richiesta di Pietro suppone una fede assai forte. Il dubbio (“Signore, se sei tu…”) non è dubbio sulla potenza di Gesù ma solo dubbio se sia effettivamente Gesù la figura intravista da lontano. Proprio per averne la conferma, Pietro propone come segno quell’inaudito miracolo, e Gesù glielo concede subito.
Al cenno di assenso, Pietro scavalca il parapetto della barca e scende nel mare in tempesta: il rischio viene affrontato fiduciosamente. Fino a questo momento la fede di Pietro è grandissima. Appena appoggia il piede sull’acqua non affonda, e i primi passi che muove, uno dopo l’altro, confermano che Gesù ha approvato la sua iniziativa.
Ma allora perché poi fallisce? Nel momento in cui si fa sentire di nuovo quel vento contrario, Pietro ha paura; e nel preciso momento in cui ha paura, immediatamente affonda. Che cosa è avvenuto?
- Una prima risposta, più semplice, potrebbe essere che quel vento contrario, ostacolando il cammino, sollevando delle ondate, ha accresciuto le difficoltà e proprio così ha messo a nudo la poca fede di Pietro: una fede che era stata capace di arrivare fino a un certo punto, ma si rivela incapace di andare oltre. Non senza una nota ironica: Pietro, Pietro! Non hai avuto paura di camminare sull’acqua, adesso hai paura del vento! Hai superato una difficoltà tanto maggiore… e adesso? Uomo di poca fede: non abbracci fino in fondo né l’incredulità (perché hai creduto) né la fede (perché hai avuto paura).
- Questa prima risposta, però, non spiega del tutto quello che è successo. In realtà Pietro non ha solo avuto paura: ha dubitato (“Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”), cioè ha incrinato la certezza precedente. In quel momento, Pietro non solo non è stato capace di fare un passo avanti nella fede, ma dimostra di aver fatto un passo indietro, perdendo anche quel tanto di fede che aveva dimostrato prima.
Infatti: è difficile supporre che a fargli paura sia stato soltanto una raffica di vento. Se fosse stato sulla terraferma, anche investito da un vento violento, Pietro non avrebbe reagito in quella maniera.
Più che creare una nuova paura, il vento fa riaffiorare dal cuore di Pietro proprio quella paura che prima era stata sconfitta. La fede, per un istante, gli aveva fatto vedere che, per ordine di Gesù, avrebbe potuto camminare sulle acque, e glie l’aveva addirittura fatto tradurre in realtà. Ora, quella raffica di vento, glie lo fa apparire come una cosa assurda; come se si dicesse: “Ma sono impazzito? Che cosa ci sto a fare io qui in piedi, sull’acqua?”.
Questo è lo sguardo della carne, non della fede. Per lui, in quel momento, è come se il Signore non ci fosse: c’è solo lui, Pietro, con tutta la pesantezza del suo corpo; e sotto di lui e intorno a lui nient’altro che acqua.
L’incredulità è come una radice cattiva piantata, forse nascosta nel cuore dell’uomo; ricacciata in fondo con l’atto di fede, ma sempre pronta a riemergere e a riprendere piede.
- Una terza risposta la dà s. Agostino, che vede la causa del fallimento di Pietro in una mancanza di umiltà. Forse quei primi passi, superato il timore iniziale, gli avevano dato la sensazione di aver imparato a camminare sull’acqua, come se dipendesse da lui? Aveva dimenticato che questa capacità gli veniva da un Altro e doveva essere accolta sempre di nuovo, momento per momento, come dono? Commenta Agostino:
“Ciò che impedisce a molti di essere forti, è la presunzione di essere forti. Nessuno riceverà da Dio il dono della fortezza se non è persuaso della propria debolezza… se prima non comprende d’essere, per se stesso, debole” (Serm. 76,4,6).
È poca fede, dunque, anche l’eccesso di fiducia in se stessi, oltre che la mancanza di fiducia nel Signore.
Se questa è la reazione di Pietro, quella di Gesù è sottrargli immediatamente il sostegno miracoloso offerto sinora. Non era la fede di Pietro, direttamente, a farlo restare a galla; era però una condizione, a cui Gesù non intende rinunziare. Potrebbe far stare a galla anche un incredulo, ma non è questa la sua volontà: nel momento in cui il discepolo gli sottrae la sua fede, il Signore gli sottrae il suo potente aiuto. Dunque quella fede pur così fragile, quasi inesistente, agli occhi di Gesù rappresenta qualcosa di immensamente prezioso, irrinunziabile.
Da parte di Gesù, però, questo sottrarre il suo aiuto a Pietro, abbandonandolo per un istante alle sue sole forze, in quella situazione di pericolo, non è una punizione, ma un richiamo, un invito a ritornare all’atteggiamento di fede. Ed è quello che avviene.
Il grido di Pietro: “Signore, salvami!” conferma che Pietro è ancora credente. La sua fede non è stata così forte da distruggere l’incredulità, ma neppure l’incredulità è stata così forte da distruggere nel suo cuore la fede.
Gesù, mentre lo salva lo rimprovera, mentre lo rimprovera lo salva: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. Gesù è addolorato e stupito della mancanza di fede. Intanto stende la mano e lo afferra: Pietro è perdonato. Ed ha imparato la lezione, almeno per il momento.
Chi di fede ne ha poca, e non ha idea di che cosa sia la fede, potrà anche illudersi di averne abbastanza; chi più approfondisce il cammino della fede, chi ne sente veramente il valore, più va avanti, più scopre di averne poca, più si mette in atteggiamento di umiltà e grida: “Signore, salvami: credo, accresci la mia poca fede!”.
[1] Cfr. V. FUSCO, La casa sulla Roccia, Bose 1994, p. 49-71.
Bellissimo, grazie.