Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi.
Quante fatiche, quante oppressioni pesano sul nostro cuore: faticare per il pane, essere oppressi dai ritmi del lavoro; faticare per i figli, essere oppressi dalle delusioni; faticare per vivere degli affetti autentici, essere oppressi dalla solitudine e dall’incomprensione, dalla noia.
Gli affaticati e oppressi a cui Gesù si rivolge siamo noi.
Ma come reagiamo a queste situazioni? Il mondo ci offre due strade: la rivincita e la dimenticanza.
• La rivincita ci porta a lottare, a voler emergere, a trasformarci da oppressi in oppressori, facendo trionfare il nostro orgoglio. Nasce così la violenza di reazione: con i dipendenti, in famiglia, per le strade…
• La dimenticanza è l’atteggiamento più “estivo”: cerchiamo di divertirci, di stordirci, di non pensare. E così ci inebetiamo con i social, con le serie televisive , con la movida… Ma questo non basta mai, allora si arriva alle perversioni del sesso, all’alcol, alla droga…
Queste sono strade false. Cristo ci insegna la strada vera:
Venite a me…: si tratta di entrare in relazione personale con Gesù e con il Padre suo.
Ma non tutti possono accogliere questo invito. Abbiamo udito: Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti.
Si credono sapienti e intelligenti quelli che non vogliono aprire umilmente il cuore alla rivelazione di Gesù, che restano chiusi nella loro superbia, sicuri in se stessi, che pensano di non aver bisogno di maestri, che snobbano gli insegnamenti di Cristo, considerando il Vangelo come una roba superata, buona per gli ignoranti.
Certo il Signore non rimprovera gli uomini d’ingegno che si appassionano allo studio della Verità; certo i piccoli a cui il Padre ha rivelato la vita non sono gli insensati o i superficiali . I piccoli ai quali il Padre ha rivelato tutte queste cose sono i semplici, i poveri nello spirito, quelli che stanno in atteggiamento di povertà davanti a Dio: sono gli umili.
Per questo Gesù dice: Imparate da me che sono mite ed umile di cuore.
Commenta sant’Ambrogio: “Gesù non ha detto: imparate da me che sono potente. Non ha detto: imparate da me che sono glorioso. Ha detto: imparate da me che sono umile. Questa è la porta della vostra imitazione. Non esaltatevi! Non fate insuperbire il vostro cuore!”
Cosa significa essere umili? Significa verità e carità.
• L’umiltà-verità è quella che ci spinge a non farci un’idea troppo alta di noi stessi, a valutarci in modo da avere di noi una giusta valutazione. E se ci guardiamo dentro con verità scopriamo che tutto ciò che di buono possediamo è un dono di Dio. C’è solo una cosa che è tutta nostra: il peccato. Quindi ci possiamo avvicinare a Dio con gioia e gratitudine, come bambini, senza pretendere niente e lasciandoci ricolmare dei suoi doni.
• L’umiltà-carità è imitazione di Cristo: il più grande di tutti che si è fatto piccolo, si è umiliato prendendo la natura umana, si è abbassato fino a lavare i nostri piedi con le sue mani, fino a morire sulla croce… lasciandoci un esempio perché ne seguiamo le orme: senza sentirci migliori degli altri, senza compiacere noi stessi, mettendoci a servizio del prossimo.
Questo è il giogo di Cristo, questo è il suo peso. Il peso del mondo è fatica e oppressione, il giogo di Cristo è soave, il suo peso è leggero. Ci porta a trovare la pace e ad essere, con lui, operatori di pace.
Il peso leggero
luglio 4, 2020 di Aldo Vendemiati
grazie
grazie mille