È il pomeriggio del primo giorno dopo il sabato. La luce del giorno si va consumando lentamente. Due discepoli di Gesù lasciano Gerusalemme e vanno ad Emmaus: tutto è avvolto in una luce vespertina di amarezza.
Attenzione: non sono due persone qualsiasi, sono discepoli di Gesù, lo hanno riconosciuto come “profeta potente in opere e in parole davanti a Dio e a tutto il popolo”. E conoscono bene i fatti: la crocifissione, la morte di Gesù, la sua sepoltura, la tomba vuota, l’annuncio della risurrezione… Ma non ostante questo sono immersi nella amarezza. Quando un ignoto viandante li interroga sul tema dei loro discorsi, si fermano – dice Luca – “col volto triste”.
I due sono talmente immersi nella discussione che riguarda Gesù, da non riconoscere Gesù! Sanno tutto, tranne l’essenziale. Conoscono persino l’annuncio della risurrezione; una cosa sola non sanno: che è vero! Sono tristi per la sorte del “profeta potente” – e tanti altri profeti hanno avuto un destino tragico!
“Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele”. Ma proprio adesso, il giorno di Pasqua, in cui la speranza si è compiuta, se ne vanno. Il punto è che la loro speranza era diversa – era una speranza terrena – e si aspettavano un percorso diverso, che non passasse per la sconfitta, un esito diverso… Anziché liberare Israele dai Romani, Gesù è stato consegnato ai Romani e crocifisso.
Il fatto che li sconvolge, a questo punto, è solo una tomba vuota. Qualcuno ha detto che “i fatti sono stupidi” (F. Nietzsche): è necessario interpretarli! L’ignoto viandante è l’interprete, svela il senso delle Scritture, perché mostra come le Scritture interpretano i fatti e i fatti consentono di interpretare le Scritture.
I due discepoli devono ristrutturare tutto il loro modo di vedere: non basta sapere le cose. Bisogna vedere che attese hai. Finché rimangono bloccati nelle loro attese, non possono accogliere la liberazione operata da Cristo.
E noi che attese abbiamo? Siamo discepoli di Gesù, ma che cosa ci aspettiamo da lui? Forse benessere, equilibrio psico-fisico, riconoscimento, apprezzamento…? La risurrezione ci costringe a saltare su un piano diverso.
I due di Emmaus, ai discorsi dell’ignoto viandante, si sentirono “ardere il cuore”: la loro mente comincia a sbloccarsi. Accade come a chi nasce e cresce in una prigione e pensa che il mondo sia tutto lì; poi viene un terremoto e sembra che il mondo crolli, invece crollano solo le pareti del carcere e, finalmente, il mondo vero appare!
Capite perché può accadere anche a noi come ai due di Emmaus, che restano fedeli nella passione, ma fuggono all’annuncio della risurrezione. La mente è bloccata nel carcere! Così può accadere che Gesù si avvicina, cammina con noi, ma i nostri occhi sono incapaci di riconoscerlo, sono “impediti” dalla nostra chiusura nell’orizzonte delle nostre attese limitate.
Ma nemmeno una catechesi biblica tenuta da Gesù in persona è sufficiente per aprire gli occhi. Certo, fa ardere il cuore; ma questo ardore deve suscitare l’invito: “Resta con noi!”. Se dal cuore non nasce questo invito, il Signore fa come se dovesse passare oltre. Gli occhi si aprono nel gesto sacramentale con cui Gesù spezza il pane alla loro mensa: nel gesto eucaristico. Gli uomini incontrano il Risorto in una Chiesa che vive questa Eucaristia: sacrificio al Padre e dono ai fratelli.
In questo periodo di reclusione, i fedeli non hanno potuto partecipare all’Eucaristia. Ma non hanno perso la compagnia di Gesù risorto. Egli si è affiancato a noi, ci ha parlato per mezzo delle Scritture, ce ne ha spiegato il senso, ha riscaldato i nostri cuori – perché sorgesse chiaro, forte, ardente il nostro invito: “Resta con noi, Signore!”; perché sorgesse il desiderio spezzare del Pane con lui. Noi tutti speriamo di poterci ritrovare presto intorno alla sua Mensa per rivivere questa esperienza. Ma finché questo non sarà possibile, approfittiamo del tempo presente per purificare le nostre attese, per superare i nostri blocchi mentali, per riaccendere il nostro desiderio – e allora la nostra celebrazione della Messa potrà essere davvero il riconoscimento del Signore Risorto che cammina con noi.
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