La morte e la vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
In questi tempi abbiamo sentito paragonare spesso la nostra situazione a una guerra: combattiamo contro un nemico invisibile e mortale, il virus. Naturalmente coltiviamo la speranza che, con l’aiuto dei medici e con l’impegno di tutti, alla fine “ce la faremo”. Già. Molti alla fine potranno dire: “Ce l’abbiamo fatta” – e l’uscita da questa emergenza potrà essere chiamata una “risurrezione”: la ripresa delle attività, il ritorno alla vita sociale, la “normalità”…
E quelli che non ce l’hanno fatta e sono morti?
E poi, quando saremo tornati alla “normalità”, questo nostro “avercela fatta” che cosa sarà stato se non l’aver ottenuto un differimento, più o meno breve, della morte? Ogni carne – dice Isaia – è come l’erba e come il fiore del campo. Secca l’erba, appassisce il fiore (Is 40, 6-8).
Sembra che non si vada oltre questo orizzonte: l’uomo nasce e vive per morire; può sopravvivere al coronavirus, ma non può sopravvivere a se stesso.
Ed è proprio qui che risuona l’annuncio della risurrezione!
Venerdì Santo abbiamo contemplato la solidarietà di Gesù con la nostra morte: egli soffre con noi e muore con noi. Però se tutto si fermasse qui, potremmo forse avere una consolazione a livello emotivo, ma la morte resterebbe padrona del mondo. Il cerchio della morte è infrangibile per l’uomo. Ma non per Dio!
Per vincere la morte, Dio si è fatto uomo, ha preso una carne come la nostra. Ma non basta. Ha preso su di se la causa della morte: il peccato del mondo (il mio peccato, il tuo peccato) e l’ha preso fino alle sue estreme conseguenze. I nostri peccati lo hanno schiacciato, trafitto, calpestato: i nostri peccati lo hanno ucciso. Lui si è consegnato alla morte. La morte lo ha ingoiato. Ma ingoiando lui, la morte ha ingoiato la propria distruzione. Sì, perché Gesù Cristo ha distrutto il peccato inchiodandolo nella sua carne sulla croce e pertanto ha sconfitto la morte assumendola su di se e disintegrandola con la potenza della sua Risurrezione.
In questo modo Cristo ha aperto la strada per la vita a noi che eravamo sotto il potere della morte e del peccato: il Corpo risorto di Cristo – scrive Benedetto XVI – è “il luogo in cui gli uomini entrano nella comunione con Dio e tra loro e così possono vivere definitivamente nella pienezza della vita indistruttibile”.
Così Cristo fa sorgere nel tuo cuore il sole della speranza: la morte non è l’ultima parola: puoi perdere la tua vita per ritrovarla con lui. Non devi avere più paura che la tua vita finisca, perché con lui sei chiamato a vivere in eterno. Per questo puoi offrire la tua vita ai fratelli, puoi porgere l’altra guancia, puoi dare la vita per gli altri: risorgerai come il tuo Signore!
Ma non c’è solo una risurrezione del corpo; c’è anche una risurrezione del cuore. E se la risurrezione del corpo è dell’ultimo giorno, quella del cuore è di ogni giorno. E questa risurrezione dipende concretamente da noi, fin da ora.
Con la forza della Pasqua, affrontiamo la “fase 2” di questa emergenza con lo spirito rinnovato. Ora siamo chiusi nelle nostre case come Gesù nel sepolcro: quando ne usciremo non dovrà essere come per Lazzaro un ritorno alla vita di prima – che ci ricondurrà fatalmente alla morte di prima!
Togliete il lievito vecchio per essere pasta nuova (1Cor 5,7).
“Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio” (Col 3,1-4).
Affannarsi per le cose di quaggiù, puntare tutto su di esse, adesso appare assurdo per un motivo più forte di tutti: il mondo nuovo è già iniziato; con la risurrezione di Gesù si è aperta la porta del Regno; si può entrare già da ora, anzi, bisogna affrettarsi per non restare fuori. Tutto avviene ancora “di nascosto”, come nella notte:
Voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio.
“Cercare le cose di lassù e non quelle della terra” non significa certo trascurare i propri doveri terreni (lavoro, studio, famiglia, impegno sociale); significa invece cercare queste cose da “risorti con Cristo”, come banchi di prova della verità della nostra fede e tappe per la costruzione del Regno di Dio.
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