Il Vangelo di oggi (Gv 11,1-45) ci presenta anzitutto un contesto di amore: Marta e Maria mandano a dire a Gesù: “Signore, ecco, colui che tu ami è malato”. L’evangelista nota: “Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro”. Nell’annunciare la morte di Lazzaro, Gesù lo chiama “il nostro amico”. Vedendo Gesù che ne piange la morte, i Giudei dicono: “Guarda come lo amava!”.
Ma subito dopo c’è qualcuno che aggiunge: “Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?”. Eh, già! Che amore è quello che lascia morire la persona amata?
È un interrogativo che non possiamo evitare in questi tempi di calamità, in cui ogni giorno il virus miete migliaia di vittime, in cui paesi e città intere piangono per la morte di tanti fratelli e sorelle. “Dov’è il tuo Dio?” (Sal 42,2). Forse è assente? Sembra questa la conclusione di Marta e Maria: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”.
Il nostro atteggiamento naturale ci fa muovere superficialmente su due dimensioni: da una parte la vita terrena, e dall’altra il suo contrario la morte. Non ci rendiamo conto che c’è una terza dimensione, che è quella della risurrezione e della vita eterna.
Se ci rendessimo conto di questo, potremmo capire le parole di Gesù anche davanti alla pandemia del nostro tempo:
“Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio”.
Le sofferenze umane, la malattia e la stessa morte terrena, non sono per la morte: sono perché sia manifestata la gloria di Dio, e la gloria di Dio è l’uomo vivente (sant’Ireneo). Vivente! Ma si può essere morti nella vita e si può essere vivi nella morte. Vivere nel peccato, nell’egoismo, nella disperazione… è forse “vivere”, superficialmente; ma in realtà è morte. E morire come tanti che in questi giorni danno la vita per il prossimo, è “morire” solo in superfice, ma in realtà è vivere davvero.
Se vogliamo cominciare a capire che cos’è in realtà la vita, dobbiamo guardare a Gesù Cristo:
Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?
Gesù non è solo “risorto”, non è solo uno che “ha risuscitato gli altri”: è la risurrezione! Non è solo “il vivente”, è la vita! La comunione con lui, solo la comunione con lui è vita: sia che moriamo, sia che viviamo (cf. Rm 14,8-9). Per salvare l’uomo dalla morte, Cristo scende nella terra di morte: “Rabbì – gli dicono i discepoli – poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?”. Gesù accetta la morte per amore. “Andiamo anche noi a morire con lui”, dice Tommaso, perché non c’è altro modo di amare, perché questo è l’unico modo per vivere davvero, perché chi crede in lui, anche se muore, vivrà.
C’è una condizione per avere questa vita: bisogna credere questo – e non è facile. Vincere il nostro atteggiamento naturale è come spingere un pallone sott’acqua: tende sempre a tornare a galla! Maria torna a dire “Se tu fossi stato qui…”, Marta fa notare che non è il caso di rimuovere la pietra…
Gesù corregge questo atteggiamento naturale, ma non lo condanna, anzi lo assume completamente per sollevarlo: piange, si commuove profondamente – e ci insegna a piangere con chi piange, perché Lui stesso piange con noi. Ma non ci lascia nel pianto: ci insegna ad alzare gli occhi al Padre, che gli dà sempre ascolto; ci dice:
Vieni fuori!
Vieni fuori dalla tua carnalità, che ti fa fermare alla superficie delle cose, che ti fa credere che è importante ciò che non vale nulla, che ti trascina qua e là come un fuscello al vento delle tue emozioni.
Vieni fuori!
Sei legato mani e piedi, hai il volto coperto da un sudario, ma sarai slegato e lasciato libero. Lo Spirito di Cristo, che è la risurrezione e la vita, abita in te (Rm 8,9-11). Anche tu sarai risuscitato, anche tu rivivrai. A cominciare da ora perché il tuo corpo è morto a causa del peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia.
Grazie 🙏 👍
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