Nel Vangelo di oggi (Gv 4,5-42) tutti cercano qualcosa, tutti sono mossi da un qualche tipo di “sete” o di “fame”.
C’è una sete materiale, che cerca l’acqua da bere. È questa sete a spingere la Samaritana verso il pozzo di Giacobbe per attingere. C’è una fame materiale, che spinge i discepoli di Gesù ad andare in città a fare provvista di cibi…
Gesù anche, affaticato per il viaggio, nell’ora più calda del giorno, ha sete; anche questa è una sete materiale, ma ci fa pensare a un desiderio più profondo che, sulla croce, gli farà dire: “Ho sete” (Gv 19,28).
Gesù chiede da bere alla Samaritana. Sul piano materiale, la donna è in posizione di vantaggio: lei ha il mezzo per attingere, Gesù no. Per questo comincia ad obiettare: ci sono troppe barriere tra me te; tu sei giudeo, io sono samaritana, e non usiamo gli stessi recipienti perché ci accusiamo reciprocamente di essere impuri; inoltre tu sei un uomo e io sono una donna… e allora, che vuoi realmente? non è che ci stai provando con me? (Notiamo che questi pensieri sorgeranno – anche se non espressi – nella mente dei discepoli al loro ritorno).
In realtà – come dicevamo – la sete di Gesù è molto più profonda: le chiede acqua di pozzo, ma in realtà le chiede di chiedere un’acqua diversa, un’acqua viva, zampillante: il dono di Dio – cioè lo Spirito Santo, che appaga ogni desiderio e rimane in eterno. Gesù – dice sant’Agostino – aveva sete della sete di lei!
Sì, amici, Gesù ha sete della nostra sete! Noi siamo consapevoli di aver sete di tante cose, ma infondo abbiamo sete di una cosa sola: di felicità! Chi di noi non desidera essere felice? Tutti ci diamo da fare, corriamo a destra e a manca per fare, disfare, cercare, vedere… Ma perché? Per essere felici! E, magari, riusciamo anche ad intuire una verità: solo l’amore può appagare questa sete. Ma quale amore?
La Samaritana ha provato con l’amore umano, ma ha fallito: ha avuto cinque mariti ed ora ha un uomo che non è suo marito. Ha bevuto acque che – come l’acqua del pozzo – le fanno tornare la sete, non l’appagano. C’è bisogno di altro! Questa è un’acqua che estingue la sete solo provvisoriamente, spesso in modo ingannevole e illusorio. E in ogni caso verrà il momento in cui non se ne potrà più bere. Guai a puntare tutto su questo!
Gesù, invece, ci offre la sua acqua che placa ogni arsura e ogni bisogno del cuore dell’uomo: un amore che appaga totalmente. San Paolo ce l’ha detto: L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (Rm 5,1-8). È questo amore che fa la nostra felicità piena.
Attenzione, però! La Samaritana capisce che Gesù la sta rimandando a Dio, ma i suoi pregiudizi di carattere religioso le fanno porre una domanda che è anch’essa materiale: è su questo monte o a Gerusalemme che dobbiamo amare Dio?
In una domenica come questa, nella quale non si può partecipare all’assemblea eucaristica, la risposta di Gesù è quanto mai attuale:
Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità.
Gli atti della religione – come la partecipazione alla Messa – i luoghi sacri – come le chiese – sono importanti, come il corpo è importante per la vita. Ma la vita è superiore al corpo. La condizione dolorosa di non poter partecipare materialmente all’assemblea eucaristica, non poter frequentare le chiese – quando la Provvidenza di Dio ce lo impedisce – ci richiede di recuperare la motivazione profonda dei nostri atti di religione: adorare Dio in spirito e verità.
Dio è spirito, dunque non è circoscritto da un luogo: anche la tua casa diventa così il luogo sacro in cui devi adorarlo. Cristo è la verità, dunque l’ascolto del suo Vangelo diventa il tuo modo concreto di adorarlo. E tutto questo è possibile perché hai ricevuto lo Spirito Santo, la sorgente di acqua viva che zampilla dentro di te per la vita eterna.
Dicevamo all’inizio che in questa pagina del Vangelo tutti cercano qualcosa. Persino Dio Padre cerca (come traduceva correttamente la CEI 1974):
I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca (zetei) tali adoratori.
Anche Gesù ha fame, ma il cibo di Gesù è fare ciò che il Padre chiede. Per questo viene a darci lo Spirito Santo, di cui noi abbiamo sete. Ha sete della nostra sete, perché ha fame della volontà del Padre. Rispondiamo a questa sete! Adoriamo Dio in Spirito e Verità! Diamo da bere a Gesù in tutte le situazioni che richiedono l’esercizio della misericordia corporale e spirituale (cf. Mt 25,31-46). Ed approfittiamo del tempo presente, di tutte le limitazioni penose che la Provvidenza ci chiama ad affrontare per crescere nella fede, nella speranza e nella carità.
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