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Chi è Gesù? Quante risposte diverse sono state date a questa domanda! Possiamo dire che ogni epoca e ogni uomo cercano di interpretarne la figura in base alla propria sensibilità, non di rado allontanandosi dall’unico strumento che abbiamo a disposizione per dare una risposta vera, ossia il Vangelo.
Così – tanto per stare ai tempi recenti – abbiamo avuto un Gesù rivoluzionario, predicatore della giustizia sociale e della liberazione delle masse, o un Gesù hippie, sognatore della pace e dell’amore universale; un Gesù tranquillizzante, che ti garantisce protezione e successo, o un Gesù fallito, che aveva un progetto utopistico e poi è finito male…
Il Vangelo invece ci presenta la testimonianza di Giovanni Battista (Gv 1,29-34). Egli evidenzia tre elementi essenziali per capire chi è Gesù: 1. è l’agnello di Dio; 2. è il Figlio di Dio; 3. è colui che battezza nello Spirito Santo.
È l’agnello di Dio
L’espressione ci è familiare, perché la liturgia ce la ripropone continuamente. Ma cosa significa?
A noi, l’agnello suscita un’idea di piccolezza e di mitezza. Ma questo non basta. Nelle parole di Giovanni riecheggiano due immagini bibliche[i]. Il profeta Isaia (53,7), paragona il Messia sofferente ad un agnello che viene condotto al macello. Ancora più importante è il fatto che Gesù fu crocifisso durante una festa di Pasqua, nell’ora in cui si immolavano gli agnelli, che costituivano il memoriale della liberazione dall’Egitto.
Così Giovanni indica anzitutto che Gesù è il servo di Dio, che soffre al posto del popolo, che “toglie” – ossia prende su di sé e porta via – i peccati del mondo.
È il Figlio di Dio
Il sacrificio di Gesù non è un incidente di percorso, non è il fallimento delle sue illusioni. È la strada meravigliosa e misteriosa che Dio ha scelto. Per questo Giovanni insiste sul fatto che Gesù, quest’uomo che viene “verso di lui”, non è un uomo come gli altri: pur venendo “dopo”, in realtà “era prima”. Non è un grand’uomo, un filosofo, un rivoluzionario, un profeta come ce ne sono stati altri: è “il Figlio di Dio” che è divenuto servo, è il pastore che è diventato agnello. Per questo si è fatto garante non più soltanto per Israele, ma per la salvezza a tutte le nazioni, “fino all’estremità della terra” (Is 49,3-6).
Battezza nello Spirito
Per questa missione Gesù è riempito di Spirito Santo, in modo da poter immergere gli uomini in quello stesso Spirito – questo è il significato dell’espressione “è lui che battezza nello Spirito Santo”. Gesù si è immerso nella nostra vita per immergerci nella vita di Dio!
Questo è il senso delle parole di san Paolo: nel battesimo noi siamo stati “santificati in Cristo Gesù” e siamo “santi per chiamata”.
Qual è dunque la missione di Gesù? Portare pace, giustizia e salvaguardia dell’ambiente? Predicare un’utopia e poi finire male? No. La sua missione è quella di prendere su di sé ciò che è nostro e dare a noi ciò che è suo. Prende su di sé il peccato del mondo, fino ad esserne schiacciato, per liberarci da ciò che causa ogni male: il peccato. E dona a noi il suo Spirito di santità, per renderci capaci di continuare la sua opera nel mondo e vivere la comunione con lui per l’eternità.
[i] Cf. J. Ratzinger, Gesù di Nazaret, Roma-Milano 2007, pp. 41-44.
L’ha ripubblicato su SrIlariaScarcigliae ha commentato:
II Domenica T.O. Anno A 2020