Audio: via giuseppe garibaldi 9
L’anno liturgico si conclude con la Solennità di nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo. Siamo invitati a fissare lo sguardo su Gesù – su una persona, non su un’idea. Una persona che non ha conquistato né troni né regni su questa terra. Uno che, anzi, è nato in una stalla, è andato profugo in Egitto, ha lavorato come falegname, è stato un povero predicatore, è stato cacciato fuori dalla città ed è morto su una croce. Perché diciamo – contro ogni apparenza – che Cristo è Re? Come e dove si manifesta la sua regalità – giacché agli occhi del mondo, essa è nascosta? Per capirlo, dobbiamo metterci alla scuola degli Apostoli.
1. Ascoltiamo anzitutto Paolo, che nella Lettera ai Colossesi (1,12-20) ci mostra chiaramente perché Cristo è Re:
Cristo è l’immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura.
Guardando Gesù con gli occhi del mondo, si vede solo un uomo umile, povero e crocifisso. Ma nella sua povertà gli occhi della fede conoscono il Volto di Dio. Noi sappiamo che l’uomo è creato a immagine di Dio (Gen 1,26-s), Cristo non è creato, ma generato prima di ogni creatura: non è “a immagine” di Dio, ma è egli stesso l’immagine, il modello sulla base del quale ogni uomo è creato.
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui.
Il Padre crea ogni cosa per mezzo della sua Parola: ebbene, Cristo è la Parola stessa di Dio, in virtù della quale tutte le cose sono state create. Cristo è il principio.
Tutte le cose sussistono in lui.
Dio non fa le cose e poi se ne disinteressa: le fa perché le vuole e le cose esistono finché Dio continua a volerle, Dio sostiene nell’essere tutte le cose, e le sostiene nel Cristo: Cristo è il centro.
Tutte le cose sono state create in vista di lui.
La creazione ha un senso, ha uno scopo: tutte le creature tendono a Cristo e saranno “ricapitolate” in lui. Il cielo, la terra, le nostre vite e tutte le cose attendono di ritrovare la propria unità in Cristo, aspettano di essere fatte nuove in lui: Cristo è il fine.
Cristo dunque è Re, perché è principio, centro e fine di tutte le cose, è il senso della vita, il senso della creazione.
Quante volte ci chiediamo che senso ha ciò che ci circonda, che senso ha la nostra stessa esistenza… Tutto ci sembra assurdo, vuoto, privo di senso. È quello che san Paolo indica come essere in potere delle tenebre: tutto ci sembra buio. È perché abbiamo perso di vista Cristo, l’unico che può dare un senso alle cose e a noi stessi.
Allora, dire “Cristo è Re dell’universo” significa dire “Cristo è il senso di tutte le cose”. Una prima conclusione che possiamo trarre dunque è questa: il cristiano non può disperare. Il cristiano non può essere pessimista. Chi dice “tutto va male, tutto è cattivo”, non capisce che tutto viene da Cristo, sussiste in Cristo, va verso Cristo. Certamente c’è il male, perché c’è il peccato, ma Cristo ha vinto il peccato col sangue sparso sulla croce.
2. E veniamo dunque alla seconda domanda: come si manifesta la regalità di Cristo? Si manifesta sulla croce!
Lo vediamo chiaramente nel Vangelo di Luca (23,35-43): tutti insultano Gesù crocifisso, lo prendono in giro e, come massimo scherno, appendono sul suo capo una scritta:
Questi è il re dei Giudei.
Ma non sanno che così facendo compiono un gesto profetico: vogliono insultare e finiscono col dire la verità: quegli è davvero il Re, e non solo dei Giudei.
I re stanno su troni elevati: il trono di Cristo è la croce. Questo significa che il modo di regnare di Cristo è radicalmente diverso dal modo di regnare dei potenti della terra: Gesù aveva detto: “I re delle nazioni dominano su di esse e i loro grandi esercitano il dominio, fra voi però non è così” (cf. Mc 10,42). E non è così il modo di regnare di Cristo: Cristo esercita la sua regalità nel mettersi a servizio di tutti, un servizio umile che lo porta a fare la morte dello schiavo. Un servizio totale, fino all’ultima goccia di sangue sparso per la salvezza dei crocifissori.
Certo, per riconoscerlo abbiamo bisogno di guardarlo con occhi diversi: non gli occhi del mondo, ma quelli della fede; non gli occhi dei crocifissori, ma quelli del buon ladrone. Ascoltiamo le sue parole:
Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno.
Sono parole rivolte ad un uomo insultato, flagellato, crocifisso! Davvero lo Spirito Santo doveva aver aperto il cuore di quel ladro per riconoscere che quell’uomo condannato a una morte da schiavo era Re!
Davanti alla regalità di Cristo noi tutti – come Chiesa/Popolo di Dio – abbiamo un triplice compito: riconoscere, annunciare, regnare:
Riconoscere nella croce che Cristo regna. Riconoscerlo nelle croci della nostra vita: nei fallimenti, nelle angosce, nelle sofferenze… nella croce, Cristo regna.
Annunciare a tutti gli uomini che Cristo Re è il senso della vita, e che quindi la vita va vissuta con speranza e gratitudine.
Regnare insieme con Cristo, e cioè farci servi gli uni degli altri, come Cristo in croce. Partendo dai più piccoli, dai peccatori come il ladrone pentito.
L’ha ripubblicato su SrIlariaScarcigliae ha commentato:
Solennità di Cristo Re dell’universo 2019