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In occasione della Festa di tutti i Santi e della Commemorazione dei Fedeli defunti abbiamo meditato sulla morte e la risurrezione. Le letture di questa domenica ci invitano a ritornare su questi temi.
Dobbiamo farlo, perché la nostra società ha con la morte un rapporto insano. Da una parte ne ha paura, dall’altra ne è attratta.
Da una parte nasconde la morte: sono quasi scomparsi i segni del lutto, si abbreviano i tempi di permanenza del cadavere in casa, le visite ai cimiteri si diradano…
Dall’altra parte ricerca la morte: il numero dei suicidi cresce spaventosamente (soprattutto tra i giovani), si compiono scelte di morte legalizzate (l’aborto), si auspica la legalizzazione dell’eutanasia…
Un rapporto insano con la morte che nasce quando si perde la fede nella Risurrezione.
Proprio della Risurrezione ci parla il Vangelo di Luca (20,27-38): ci presenta una scena che ha come sfondo Gerusalemme e gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù: sta per morire anche lui!
Dallo sfondo s’avanzano i Sadducei: il partito aristocratico-conservatore, sostenuto soprattutto dai sommi sacerdoti. Essi, dice Luca, “negano che vi sia la risurrezione”.
Questi vengono per presentare un “caso” fantasioso, assurdo, inventato ad arte per tentare di invischiare Gesù in una polemica sbiadita e inutile.
La loro visione della vita dopo la morte è banale, materialistica, concepita come un ricalco della vita terrena.
Ecco allora il caso stravagante di questi sette fratelli.
Se un uomo sposato moriva senza figli, per legge il fratello doveva prendere sua moglie e dare eredi al defunto. Ed ecco che sette fratelli sono costretti a sposare l’uno dopo l’altro la stessa donna. E si vuol sapere di chi sarà moglie quando risorgeranno tutti insieme.
Gesù non si lascia invischiare in questa polemica e va dritto al cuore del problema, mostrando il vuoto e l’inconsistenza di quella religiosità così meschina. Il nostro futuro ultimo non una copia migliorata del presente: per i giusti la vita dopo la morte, la vita nella risurrezione è vita simile a quella degli angeli, è comunione piena con Dio.
L’avevano già intuito la madre e i sette fratelli martiri di cui parla il Secondo libro dei Maccabei (7,1-14). Questi ragazzi, prima di essere uccisi, dicono al tirannò: “Tu ci elimini dalla vita presente, ma il re del mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna… Noi attendiamo da Dio l’adempimento delle speranze di essere da lui di nuovo risuscitati”.
Se su questa terra abbiamo costruito un legame di vita e di amore con Dio, questo non può finire: anzi, dopo la morte giungerà a una fioritura perfetta.
Ma il punto è questo: lo stiamo costruendo questo legame di vita e di amore con Dio? San Paolo dice che ognuno raccoglierà quel che ha seminato: chi semina nella carne, dalla carne raccoglierà corruzione, chi semina nello spirito, dallo spirito raccoglierà vita eterna. Vale a dire: se su questa terra cerchiamo l’avere, il potere e il godere, la morte sarà la nostra condanna; se cerchiamo Dio, la morte si aprirà alla vita eterna.
L’ha ripubblicato su SrIlariaScarcigliae ha commentato:
XXXII Domenica T.O. Anno C 2019