Qualche settimana fa, la liturgia ci ha fatto ascoltare una parabola “gemella” a quella della vedova e del giudice iniquo (Lc 18,1-8) – ricordate? – la parabola dell’amico importuno che va di notte a chiedere un pane e, tanto insiste, che alla fine viene esaudito (Lc 11,5-10). L’insegnamento delle due parabole è lo stesso: se tra esseri umani (amanti del proprio comodo, egoisti o perfino empi come questo giudice) l’insistenza finisce per ottenere, figuriamoci con Dio!
Però la parabola di oggi si colloca in un orizzonte diverso rispetto alla precedente. Lì si trattava della preghiera personale, che presenta a Dio le proprie necessità e chiede ciò di cui ha bisogno. Qui, il contesto in cui Luca narra la parabola, è segnato dal discorso escatologico del cap. 17: quando verrà il regno di Dio? dove si manifesterà? Gesù dice che il Figlio dell’Uomo tornerà, la sua manifestazione sarà tremenda; accadrà come il diluvio o come la distruzione di Sodoma, che avvennero quando meno la gente se l’aspettava. Ma nel frattempo, cosa succede?
Nel frattempo la vita della comunità cristiana è per certi versi paragonabile a quella di una vedova (i suo Sposo è asceso al cielo), che ha a che fare con un avversario che la perseguita (il maligno), e si trova di fronte un potere mondano che – come il giudice della parabola – non teme Dio e non rispetta gli uomini. Pensiamo alla Chiesa perseguitata, allora come adesso in tante parti del mondo, dalla tirannia dei potere politici ed economico. E pensiamo alle persecuzioni più gravi che sorgono dall’interno della Chiesa, dal peccato che la rovina, dalla corruzione, dai tradimenti… Sono cose antiche e sempre attuali, purtroppo!
La vedova è l’incarnazione della dipendenza e della fragilità: l’unica cosa che può fare è appellarsi al giudice, reiterare i tentativi. La parabola ci mette davanti ad una situazione claustrofobica: la poverina si reca dal giudice per chiedergli di occuparsi del suo caso, ma il giudice non l’ascolta; lei insiste e lui fa orecchie da mercante. E questo per ore, giorni, settimane, mesi, anni… Chissà! Tutto tempo nel quale la vedova continua a subire il sopruso del suo avversario. Come la comunità cristiana, che deve subire le persecuzioni all’esterno e le tentazioni e gli scandali all’interno.
Come resistette la povera vedova? Ripetendo la sua supplica, senza stancarsi. E la comunità cristiana, come resisterà? Pregando sempre, senza stancarsi mai.
La preghiera è indispensabile, come anche è indispensabile lottare contro lo scoraggiamento. Il libro dell’Esodo (17,8-13) ci presenta plasticamente questa verità: Giosuè deve affrontare i nemici sul campo di battaglia, ma la vittoria dipende dalla preghiera di Mosè, che sta sul monte con le braccia alzate.
La perseveranza nella preghiera è un motivo che si incontra spesso nel NT. Se troviamo tante esortazioni a questo riguardo, evidentemente, è perché ci sono tante tentazioni in contrario: tanti dubbi, tanta trascuratezza, tanto sconforto, tante distrazioni mondane, e soprattutto la mancanza di fede davanti al fatto che i tempi di Dio non sono i nostri tempi.
L’insistenza della vedova è come una goccia che scava la pietra. Anche se il giudice iniquo non teme Dio né rispetta gli uomini, alla fine si decide ad agire e la vedova sarà ristabilita nel suo diritto. C’è un tempo lungo e c’è un attimo: per molto tempo il giudice rifiuta di ascoltarla, ma in un attimo cambia atteggiamento. Ella gridava “fammi giustizia” – egli finalmente decide: “le farò giustizia”. È un iniquo, è un uomo che abusa del suo potere, ma alla fine cede alla volontà di una poveretta, per non essere ulteriormente seccato.
A maggior ragione – dice il Signore – Dio che è giudice giusto farà giustizia ai suoi eletti che manifestano la loro fedeltà con una preghiera incessante, a “coloro che gridano a lui giorno e notte”. Gridano perché soffrono in un mondo ostile che li emargina e si appellano a Dio perché li consoli e dia loro piena soddisfazione, perché li ascolti!
Quanto ai tempi… non è del tutto adeguata la traduzione che dice: “Farà loro giustizia prontamente”; meglio sarebbe tradurre: “Farà loro giustizia senza tardare”. Certamente Luca vuol dire che il Signore verrà senz’altro per giudicare e non tarderà, ma per il momento bisogna aspettare. La situazione dei cristiani – come quella della vedova – cambierà improvvisamente, in un istante. Ma quando? Quando i tempi saranno maturi. Non spetta a noi conoscerli.
E qui la pagina evangelica termina con una riserva temibile: non c’è dubbio che Dio farà giustizia ai suoi eletti, ma questi devono rimanere fedeli fino alla fine, devono conservare la fede! Lo faranno?
Quando verrà, il Figlio dell’Uomo troverà la fede sulla terra?
Dal momento che bisogna fare i conti con la durata, non si deve temere un raffreddamento della fede? La risposta non è scritta, perché dobbiamo scriverla voi ed io, e sappiamo come: la fede si manifesta e si nutre nella preghiera.
L’ha ripubblicato su SrIlariaScarcigliae ha commentato:
XXIX Domenica T.O. Anno C 2019