Tante volte anche noi ci troviamo a fare domande sciocche come questo tale che domanda a Gesù:
Sono pochi quelli che si salvano? (Lc 13,23).
Dico domande sciocche non perché chi se le pone è sciocco: tanti teologi intelligentissimi e coltissimi negli ultimi decenni hanno discusso se l’inferno sia vuoto o pieno, se ci sia molta o poca gente, ecc. Ma queste discussioni sono sciocche perché sono completamente inutili.
Gesù non risponde alle domande sciocche. Infatti non dice né che siano molti né che siano pochi quelli che si salvano. Dice:
Sforzatevi di entrare.
Vedete, questo è “Vangelo”, cioè Buona Notizia: deve mettere gioia! Qual è la buona notizia? È che la salvezza è possibile: è una porta aperta. Prima era chiusa, per i nostri peccati. Adesso Gesù Cristo l’ha aperta con la sua morte e risurrezione. E noi possiamo entrare: ci possiamo salvare!
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.
È l’immagine della salvezza: una grande festa, un banchetto in cui Dio è il capotavola e tutti i popolo sono invitati.
La porta è aperta, ma è una porta stretta e per entrare bisogna “sforzarsi”. Che vuol dire?
Vuol dire che se vogliamo salvarci, se vogliamo sederci a mensa nel Regno di Dio, dobbiamo impegnarci. Il cammino è duro, costa fatica, rinuncia, sacrificio.
A me piace molto andare in montagna. Mi piace arrivare sulla cima e godere lo spettacolo di quei panorami sterminati, di valli e boschi e villaggi e colline. Mi piace godermi il sole e il fresco sulla vetta, quando magari le valli sono avvolte dalla nebbia o dal caldo. Ma se voglio arrivare in cima devo faticare: la salita è dura! E se per godere una cosa da poco, come può essere un panorama in montagna, bisogna sforzarsi, comprendiamo bene che per godere la mensa di Dio ci sia richiesto l’impegno!
Pensiamoci bene: quanti sacrifici facciamo, a quante rinunce ci sottoponiamo per mettere da parte qualche soldo in più e magari costruirci una casa, o comprare una macchina o fare una festa… Ma cosa siamo disposti a fare per salvarci? Guardate che una casa ce la possiamo godere per cent’anni, ma poi la vita finisce. La salvezza, invece, è eterna. E se non entriamo per la porta stretta siamo fritti!
Rischiamo di fare la fine di questa gente che rimane fuori dalla porta, dove c’è pianto e stridore di denti. Rischiamo di sentirci dire:
Non vi conosco, non so di dove siete.
Se il Signore ci dice queste parole, che sembrano dure, minacciose, è perché ci vuole salvare, e quindi ci mette in guardia, ci corregge come un padre corregge il figlio (cf. Ebr 12, 5-ss). Ci dice “Sveglia! Se vuoi entrare devi rinfrancare le mani cadenti e le ginocchia infiacchite e fare passi diritti”.
Concretamente: dobbiamo riprendere l’energia per amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze: Dio al primo posto! Niente al posto di Dio! E amare il prossimo come Cristo ha amato noi: amore che perdona le offese, amore che combatte per la giustizia, amore che da la vita per il fratello. Questa è la porta stretta.
Se ci rendiamo conto di aver preferito i nostri comodi alla salvezza, chiediamo perdono a Dio, confessiamoci. Riprendiamo forza per amare ed essere anche noi con Abramo, Isacco, Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio.
L’ha ripubblicato su SrIlariaScarcigliae ha commentato:
XXI Domenica T.O. Anno C 2019