Concluso il tempo pasquale, celebrate le solennità della Santissima Trinità, del Corpus Domini e del Sacro Cuore, riprendiamo in questa domenica la lettura del Vangelo di Luca, e la riprendiamo da un punto cruciale, una “svolta” nel ministero di Gesù. Se fino a quel momento la sua attività si era svolta prevalentemente in Galilea, ora si mette in cammino verso Gerusalemme:
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme (Lc 9, 51).
Sulla vita di Gesù sta un piano di Dio. Il compimento di questo piano si avvicina. Il comportamento di Gesù è lineare: si dirige secondo la volontà del Padre; entra nell’ordine di cose stabilito da Dio. Dirige perciò i suoi passi verso Gerusalemme.
Gesù sa che Gerusalemme significa anzitutto il suo fallimento, la croce, la morte, e solo dopo, alla fine, la vittoria. E tuttavia cammina a testa alta incontro alla sua missione. La sua vita, esteriormente e interiormente, è una marcia in avanti, inarrestabile e sicura. Tutto sostiene la prontezza interiore della sua obbedienza. Nessuna scena sentimentale d’addio, nessun malinconico guardare indietro: obbedienza rettilinea, spontanea, naturale.
Di fronte a questo piano di Dio e a questa grandezza di Gesù, sta il rifiuto e la meschinità umana: gli abitanti di un villaggio samaritano si rifiutano di accoglierlo perché egli si reca a Gerusalemme. Il cammino inizia con l’opposizione, la sua marcia si apre con un rifiuto: lui dice “sì” al Padre, gli uomini dicono “no” a lui. Ma Gesù non si ferma. Quando una porta è chiusa, Gesù varca un’altra soglia.
E il testo evangelico ci fa subito passare dal maestro ai discepoli. Il racconto ci presentetre brevi storie, tre personaggi [i].
Il primo avanza di propria iniziativa a Gesù la richiesta di sequela:
Ti seguirò dovunque tu vada.
La risposta di Gesù mostra a questa persona piena di entusiasmo (che ci fa pensare a Pietro nell’ultima cena – cf. Lc 22,33) come non sappia quello che sta dicendo:
Le volpi hanno e loro tane, gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo.
Il Figlio dell’Uomo è potente e sovrano, eppure la sua sorte è priva di ogni sicurezza terrena: la sua protezione sta solo nell’affetto e nell’autorità del Padre. Con questo Gesù vuol dirci che i cristiani condividono la sua sorte. Seguire Cristo significa perdere ogni rifugio, ogni sicurezza che sia fuori di lui e proseguire con lui solo, in un mondo segnato dall’ostilità e dalla inospitalità che Gesù stesso ha sperimentato nel villaggio dei Samaritani. Le sicurezze terrene e umane vengono sostituite dalla protezione di Cristo e dal rifugio in Dio, e questa sostituzione è possibile solo a prezzo di rinunce dolorose: si tratta di sostituire gli interessi di Dio ai propri vantaggi.
Il secondo personaggio non prende iniziative:è Gesù stesso a chiamarlo. Egli dichiara la sua disponibilità, ma vuol “seppellire il padre”, prima di posi alla sequela. La legge e la tradizione dicono che questo va fatto; ma la parola di Gesù si pone al di sopra di tutto ciò:
Lascia che i morti seppelliscano i loro morti: tu invece va’ e annunzia il Regno di Dio.
Tutti gli impegni, persino i doveri legali e religiosi, diventano opere di morte se non vengono subordinati al Regno di Dio.
Il terzo personaggio intende la sequela negli stessi termini del primo, cioè come iniziativa tutta propria, come un programma di vita personalmente scelto. A differenza del primo si sente però autorizzato anche a porre delle condizioni:
Ti seguirò, Signore, prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia.
In tal modo si trova implicato in una totale contraddizione: Vuol porsi dalla parte di Gesù, ma al tempo stesso frappone qualcosa tra sé e Gesù: Vuol seguire Gesù, ma vuol stabilire personalmente le condizioni della sua sequela. La sequela diventa per lui una possibilità che dipende da determinate condizioni e presupposti che è lui a dettare; diventa quindi qualcosa di umanamente comprensibile: ci sono cose che vanno fatte per prime e altre che vanno fatte poi: ogni cosa ha un suo valore e un suo tempo. Io sono generoso e mi metto a disposizione, ma con questo avrò pure diritto a porre le mie condizioni…!
È chiaro che in questo istante la sequela… cessa di essere sequela. Diventa programma umano, che prescrivo a me stesso a mio giudizio. E vedete che contraddizione ne scaturisce: voglio seguire Gesù, ma voglio seguire il programma che dico io; dunque non voglio quello che vuole Gesù, ma voglio il mio programma; ma se il mio programma comprende seguire Gesù, alla fine non voglio né quello che vuole lui né quello che voglio io! Badiamo bene a questo, perché un numero enorme di cristiani (anche consacrati) si trova in queste condizioni, ed è per questo che è infelice e rende infelici gli altri. La risposta di Gesù conferma con un’immagine questa discordia con se stesso che impedisce la sequela:
Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il Regno di Dio.
Seguire Cristo significa guardare non indietro ma avanti, verso colui che ha chiamato, verso le strade da percorrere. Il Signore vuole una dedizione totale e senza fratture, una prontezza gioiosa. Chi vuole partire con lui deve essere capace di decisioni forti e coraggiose.
In realtà questi tre personaggi sono come noi: hanno buone disposizioni, vogliono vivere con Gesù! Questo è già qualcosa. Ma non è abbastanza, se non si capisce che cosa comporta e quale promessa ci attende. Si tratta non solo di vivere con lui, ma di vivere come lui. La vita cristiana non è parallela alla vita terrena. Se vogliamo stare con Gesù, dobbiamo ridefinire la nostra relazione con i genitori, col passato, col presente, con il lavoro… Normalmente viviamo queste cose seguendo i nostri desideri, la mentalità del mondo, gli affetti, le necessità sociali… Tutto questo, se non ce ne distacchiamo, ci porterà prima o poi a smettere di seguire Gesù. Si tratta di dire al nostro cuore: voglio Cristo e basta! E allora si realizzerà anche per noi la promessa del Signore: “Cercate piuttosto il Regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta” (Lc 12,31).
[i] Su quanto segue, cf. D. Bonhoeffer, Sequela, Brescia 2001, pp. 46-ss.
L’ha ribloggato su SrIlariaScarcigliae ha commentato:
XIII Domenica T.O. Anno C 2019
Questa meravigliosa catechesi mi dà coraggio. Consolida e rafforza la mia fede e l’impegno a camminare verso Dio senza arrendermi, confidando solo in Gesù. È bello vivere alla sequela di Dio, nonostante sia difficile è sempre bello. Chiedo a Dio di non farmi mai smarrire la strada che porta a Lui. Questa preghiera vale anche per tutte le persone, soprattutto quelle più bisognose.