La liturgia di oggi ci offre due livelli di lettura del mistero della risurrezione: il livello dei fatti, che ha la sua testimonianza principale nei testi evangelici, ed il livello del significato dei fatti, che si esprime in varie testimonianze apostoliche e liturgiche.
I fatti sono all’inizio molto semplici, scarni: una tomba vuota, le bende e il sudario, un cadavere che non si trova (Gv 20, 1-10). Di Pietro, davanti a questi segni, si dice che vide: i suoi sensi ricevettero l’immagine. Punto e basta. Di Giovanni, invece, si dice che vide e credette: non solo l’immagine si stampò nei sensi e quindi nella memoria, ma il cuore credette, il cuore comprese il significato di quei fatti, di quella tomba vuota.
Il significato dei fatti – dicevamo – viene illustrato dagli altri testi liturgici. L’espressione più sintetica è quella che troviamo nel Prefazio: “Cristo, nostra Pasqua, si è immolato. È lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo, è lui che morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita”. In forma più poetica si esprime la Sequenza: “La morte e la vita si sono affrontate in un prodigioso duello: il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”.
Questa enunciazione del significato ci fa capire che la risurrezione di Gesù non è la semplice rianimazione di un cadavere: se così fosse, quale interesse potrebbe avere per noi che viviamo duemila anni dopo? Nel vangelo sono raccontate le risurrezioni del giovane di Nain (Lc 7, 11-17), della figlia di Giairo (Mc 5, 22-24-35-43 e //), di Lazzaro (Gv 11, 1-44). Ma questi personaggi, dopo un periodo di tempo più o meno lungo, sono morti nuovamente – e il destino di morte di tutti gli altri uomini e donne non è cambiato!
La risurrezione di Gesù, invece, è qualcosa di totalmente nuovo. Gesù è il Figlio di Dio che ha assunto la nostra umanità e in questa umanità è stato ucciso, ma attraverso la morte ha aperto la strada verso una vita per sempre libera dalla legge della corruzione e della morte: ha inaugurato una nova dimensione dell’essere uomini.
“Per questo la risurrezione di Gesù non è un avvenimento singolare, che noi potremmo trascurare e che apparterrebbe soltanto al passato, ma è una «mutazione decisiva» (…), un salto di qualità. Nella risurrezione di Gesù è stata raggiunta una nuova possibilità di essere uomo, una possibilità che interessa tutti e apre un futuro, un nuovo genere di futuro per gli uomini” (J. Ratzinger).
Nel bel mezzo del vecchio mondo, che continua ad esistere con il suo carico di sofferenza e di morte, la risurrezione di Cristo apre una condizione nuova, differente e definitiva: la vita di Dio si fa presente e si dona a noi!
Dopo gli eventi della passione, nel cuore dei discepoli la morte sembra aver vinto. “Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele – dicono i discepoli ad Emmaus –; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute” (Lc 24, 21). Ma il terzo giorno è il giorno di un avvenimento: la scoperta del sepolcro vuoto! Di più: l’incontro con il Signore risorto di cui gli apostoli rendono testimonianza: “Noi – dice Pietro – abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti” (At 10, 41).
Ma nelle parole di Pietro c’è qualcosa che ci lascia perplessi. Egli dice che Dio volle che Gesù risorto si manifestasse “non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti” da lui. E noi ci chiediamo: perché? Perché, Gesù, non ti sei mostrato ai nemici che ti hanno crocifisso? Perché non hai dimostrato a tutti che sei il Vivente, il Signore della vita e della morte?
Questo, cari amici, è il modo in cui Dio si rivela al mondo. Sceglie il piccolo Abramo e non i potenti del mondo. Sceglie l’insignificante popolo di Israele e non i grandi imperi della terra… Dio agisce in modo sommesso, il suo regno è come un piccolo seme posto nella terra, che pian piano germoglia e diventa un grande raccolto. La risurrezione di Gesù è un seme di vita che si diffonde lungo tutta la storia. Per diffonderlo, Dio si serve di pochi uomini, testimoni dell’incontro col risorto. E non è questa forse la cosa veramente grande? La potenza di Dio si manifesta nella piccolezza e nella debolezza dei suoi testimoni! Si manifesta nella piccolezza e nella fragilità delle parole e dei segni nei quali però si cela e si rivela potenza infinita della sua risurrezione.
Nella celebrazione eucaristica anche noi veniamo coinvolti in questa manifestazione: crediamo alla testimonianza degli apostoli, mangiamo e beviamo anche noi con Gesù risorto, e diventiamo, nel nostro piccolo, anche noi testimoni della vittoria del Signore della vita.
Muito bom! Obrigado.
Grazie a lei! Abbiamo quasi lo stesso cognome. La sua famiglia viene dalla provincia di Rovigo?