Come mai in questa seconda domenica di quaresima la liturgia ci fa ascoltare il vangelo della trasfigurazione (Lc 9,28b-36)?
La quaresima è il tempo della nostra conversione: è il tempo di riorientare la nostra vita per seguire più da vicino il Signore. E domenica scorsa abbiamo visto che la condizione prima della nostra conversione sta nell’ascolto obbediente della Parola di Dio, nell’accettazione fiduciosa della sua volontà.
Ma com’è difficile mantenere questa fiducia nell’ora della nostra croce: il lutto, la malattia, la sofferenza! Riconoscere il volto del Messia nella passione, sfigurato dal dolore, dal sangue, contratto nella morte…!
Gesù lo sa e per questo prepara i suoi discepoli all’ora della croce: li porta sul monte a pregare. Proprio Pietro, Giacomo e Giovanni che saranno i testimoni della sua agonia nell’orto degli Ulivi.
Gesù si rivela nella preghiera. La trasfigurazione è un momento della preghiera stessa.
Sappiamo che Gesù trascorreva lunghi tempi immerso nella preghiera. Come pregava? Cosa diceva? La sua preghiera (lo vediamo nel vangelo di oggi) non era un semplice “dire”, ma un accendere e gustare la comunione con Dio, era il trovare se stesso come Figlio nel Padre.
Nella preghiera sul monte l’umanità di Gesù diventa trasparente, e i discepoli possono intravvedere la sua natura divina: è la prefigurazione della gloria della risurrezione.
Due uomini appaiono: Mosè ed Elia, la legge e i profeti. Ai discepoli si svela il senso delle scritture: tutto l’AT converge in Cristo e nella sua Pasqua: il suo esodo.
I tre discepoli rimangono abbagliati, frastornati, vorrebbero fermare, immobilizzare quell’attimo di grazia: “Facciamo tre capanne…!”
Ma questo significa non aver capito il senso della trasfigurazione: essa è una preparazione alla passione, non un bello spettacolo fine a se stesso.
Infatti la scena luminosa si copre con una nube, e l’entusiasmo dei discepoli si cambia in paura.
E la voce del Padre viene a svelare il senso di quell’avvenimento: Gesù è il Figlio suo, l’eletto. Dobbiamo ascoltarlo.
Ecco: l’ascolto. Dobbiamo convertirci, e il primo passo della conversione consiste nella Fede. Ma il primo passo della Fede consiste nell’ascolto:
“Questi è il mio Figlio, l’eletto: ascoltatelo”.
Chi ascolta e crede, segue le vie del Padre, resiste nell’ora della croce e viene trasfigurato come il Figlio.
La prima lettura (Gen 15,5-12.17-18) ci presenta la fede di Abramo:
“Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia”.
E per la sua fedeltà diventa lo strumento dell’alleanza tra Dio e il suo popolo.
La seconda lettura (Fil 3,17-4,1) ci dice che se Cristo, fedele al Padre è stato trasfigurato, anche i nostri corpi, se saremo fedeli, saranno trasfigurati. Coloro che seguono nella fede la via della conversione saranno trasfigurati come Cristo.
Ma questa stessa lettura, all’inizio, ci mostra una situazione diversa e tragica: la situazione di quelli che “si comportano come nemici della Croce di Cristo”, e la cui fine sarà la perdizione, perché essi, “hanno come dio il loro ventre”. Cosa significa? Significa che mettono la propria fiducia non nel Dio vivente, ma in se stessi, nella propria carne, nei propri desideri e nella capacità che hanno di soddisfarli.
Attenzione: qui non si parla di giudei o di pagani, ma di cristiani che hanno perso la fede nell’ora della Croce. E purtroppo questo succede molto di frequente.
Una volta un giovane monaco chiese ad un anziano come mai tanti intraprendevano il cammino della conversione, e a un certo punto si stancavano e tornavano peggio di prima. Il santo rispose: avviene come quando un cane vede la lepre e le corre dietro; molti altri cani, vedendolo correre a quel modo, gli si mettono dietro, ma la corsa è faticosa, e tanti desistono: riesce a raggiungere la lepre solo chi l’ha vista.
La corsa della conversione è faticosa. L’ora della Croce è umanamente insopportabile. Per questo Cristo si fa vedere trasfigurato dai discepoli: perché non desistano nella corsa. Per questo il Padre dice a noi “Ascoltatelo”, perché ascoltandolo nella preghiera possiamo incontrarlo, vederlo con gli occhi del cuore, e continuare la nostra corsa fino ai piedi della Croce, fino alla tomba vuota, fino all’incontro col Risorto.
L’ha ribloggato su SrIlariaScarcigliae ha commentato:
II Domenica T.Q. Anno C