Mosè aveva dato una legge che poneva un limite alla vendetta: “Occhio per occhio, dente per dente”. A questa legge Gesù oppone un discorso rivoluzionario e, fino allora, inaudito sulla terra:
A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro (Lc 6, 27-30).
Si affolla alla nostra mente una ridda di domande, di cui forse la più drammatica è: che fine fa dunque la giustizia?
Proviamo a capirlo, cominciando dalla prima frase:
A voi che ascoltate io dico…
Gesù non sta tracciando un programma politico, un quadro legislativo, un regolamento: non sta dicendo in che modo bisognerebbe organizzare la società o il mondo. Si rivolge a quelli che lo ascoltano, ai suoi discepoli che subiscono persecuzioni, e dice:
Amate i vostri nemici.
Questa, carissimi, non è una norma giuridica. Perché le norme giuridiche riguardano il comportamento esterno, verificabile, non certo l’orientamento del cuore (sappiamo bene che non si può fare il processo alle intenzioni!). E invece qui è proprio alle intenzioni del cuore che Gesù si rivolge: Amate!
E perché questo appello all’amore non resti vago, aggiunge:
Fate del bene a coloro che vi odiano.
La caratteristica essenziale dell’amore è questa. Ma cosa significa, concretamente, fare del bene? Commentando questo brano, san Basilio dice: l’uomo è fatto di anima e corpo; fargli del bene secondo il corpo significa nutrirlo e dargli ciò che è necessario per la vita fisica, ma fargli del bene secondo l’anima significa accompagnarlo alla conversione con argomenti e ammonizioni appropriate.
Si tratta di conquistare al Regno di Dio quelli che gli si oppongono. Per questo è necessario invocare su di essi la benedizione di Dio, pregare per loro anche se ci maltrattano – anzi, proprio perché ci maltrattano e dimostrano così di avere particolarmente bisogno di preghiere.
Così si capisce l’ammonizione di porgere l’altra guancia a chi ci percuote. Dice san Giovanni Crisostomo: quando i medici si prendono cura dei pazzi, spesso accade che siano feriti dai loro calci; ma proprio allora hanno massimamente misericordia di loro e invece di allontanarsi si avvicinano e si espongono ad essere ancora colpiti, perché li devono curare; così anche tu abbi un comportamento simile nei confronti dei persecutori, che sono i veri malati nello spirito.
Così si capisce anche in che senso Gesù raccomandi di non rifiutare la tunica a chi ci leva il mantello e di non richiedere indietro le nostre cose a chi le ha prese. Commenta sempre il Crisostomo: Non ha detto: “sopporta umilmente la violenza dell’ingiusto”, bensì: “abbi il sopravvento grazie alla sapienza”; si tratta di resistere sotto i colpi della violenza con la forza della saggezza perché l’aggressore sia vinto dalla tua carità.
Non ci viene chiesto dunque di rinunciare alla giustizia, ma di portare l’ingiusto alla conversione. Così quando Gesù dice “Da’ a chiunque ti chiede”, sant’Agostino commenta: Non dice: “da’ qualsiasi cosa”, bensì: “da’ quello che puoi dare secondo la giustizia e l’onestà”, ossia quello che non nuoce; e se a qualcuno, per giustizia, devi negare ciò che chiede, devi anche mostrargli le motivazioni della giustizia e darai qualcosa di assai migliore correggendo colui che ti chiede cose ingiuste. Quello che si dà, si dà per amore, e quello che si nega, si nega per amore.
Per concludere, ascoltiamo le parole di un profeta e martire dei nostri tempi, Martin Luther King:
Noi dobbiamo, con forza e con umiltà, corrispondere all’odio con l’amore. Certo questo non è pratico. La vita è una questione di render la pariglia, di non lasciarsi sopraffare, di cane-mangia-cane. Amici miei, abbiamo seguito la cosiddetta “via pratica” già per troppo tempo, ormai, ed essa ci ha condotti inesorabilmente ad una più profonda confusione ed al caos. Il tempo risuona del fragore della rovina di comunità che si abbandonarono all’odio e alla violenza. Per la salvezza della nostra nazione e per la salvezza dell’umanità, noi dobbiamo seguire un’altra via. Questo non significa che noi abbandoniamo i nostri giusti sforzi: con ogni grammo della nostra energia dobbiamo continuare a liberare questa nazione dall’incubo della segregazione, ma nel far questo, non dobbiamo rinunziare al nostro privilegio ed al nostro dovere di amare. Pur aborrendo la segregazione, dovremo amare i segregazionisti: questa è l’unica via per creare la comunità tanto desiderata. Ai nostri più accaniti oppositori noi diciamo: Noi faremo fronte alla vostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di sopportare le sofferenze: andremo incontro alla vostra forza fisica con la nostra forza d’animo. Fateci quello che volete, e noi continueremo ad amarvi. Noi non possiamo, in buona coscienza, obbedire alle vostre leggi ingiuste, perché la non-cooperazione col male è un obbligo morale non meno della cooperazione del bene. Metteteci in prigione, e noi vi ameremo ancora. Lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri figli, e noi vi ameremo ancora. Mandate i vostri incappucciati sicari nelle nostre case, nell’ora di mezzanotte, batteteci e lasciateci mezzi morti e noi vi ameremo ancora. Ma siate sicuri che vi vinceremo con la nostra capacità di soffrire. Un giorno, noi conquisteremo la libertà, ma non solo per noi stessi: faremo talmente appello al vostro cuore ed alla vostra coscienza che alla lunga conquisteremo voi, e la nostra vittoria sarà una duplice vittoria.
L’ha ribloggato su SrIlariaScarcigliae ha commentato:
VII Domenica T.O. Anno C 2019
Bellissimo il discorso di Martin Luter King! Esso ci ripropone le parole di Gesù, difficili da mettere in pratica se non si è legati a Dio e solo a Lui. Le parole di Gesù, rivoluzionarie in tutti i tempi, dimostrano in toto la superiorità del messaggio evangelico rispetto a tutti gli altri proposti nella storia. Un discorso, quello di Gesù, che riempie il cuore come la più bella delle poesie, e si rivela risolutivo dei problemi esistenziali come una formula scientifica sempre efficace. Arte e scienza si toccano e si compenetrano. Sì, perché da sempre il perdono riabilita, risuscita, converte.
A me capita spesso di pensare e di portare ad esempio il comportamento di monsignor Charles-François-Bienvenu Myriel (I Miserabili di Victor Hugo), il quale dice ai gendarmi di aver regalato a Jean Valjean quello che questi gli aveva rubato (argenteria di ingente valore). La vita di Jean Valjean cambia completamente e questi diventa un uomo buono che opera il bene. Questo ricordo mi edifica sempre.