La celebrazione dell’Epifania (= apparizione, manifestazione) comprendeva in antico tre eventi, ora distribuiti in tre celebrazioni: l’adorazione dei Magi, il Battesimo del Signore, il prodigio di Cana. Oggi siamo arrivati al terzo. Cosa “appare”, cosa “si manifesta” nell’epifania alle nozze di Cana (Gv 2, 1-11)?
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù. Egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Notiamo una cosa: Giovanni dice che questo fu “l’inizio”, o – come si potrebbe anche tradurre – “il principio” dei segni, non semplicemente “il primo”.
Possibile che il principio di tutti i miracoli di Gesù non sia quello di dar da mangiare agli affamati, o dare acqua nel deserto, o guarire i malati, o risuscitare i morti, ma qualcosa di assai secondario come dare un genere tutto sommato di lusso e inutile come il vino? Se guardiamo l’evento con gli occhi della carne non comprendiamo: sembra una cosa piuttosto banale, un’esibizione di potenza finalizzata semplicemente a salvare una festa: possibile che Costui, che si è dato da fare per evitare una brutta figura a due sposini, poi non fermi i terremoti e le alluvioni?
Chiaramente dobbiamo cambiare sguardo. In questa storia c’è un ricchissimo significato simbolico che dobbiamo imparare a leggere.
In quel tempo, vi fu una festa di nozze.
A queste parole, il cuore di un israelita va immediatamente all’alleanza di Dio col suo popolo, tante volte rappresentata dai profeti con l’immagine delle nozze – come leggiamo in Is 62, 1-5. Soprattutto le nozze simboleggiano i tempi del Messia e Gesù utilizzerà spesso questa immagine per parlare del Regno di Dio (Mt 8, 11; 22, 1-14; Lc 22, 16-18).
E c’era la madre di Gesù.
Il Vangelo di Giovanni menziona la madre di Gesù solo in due contesti: in questo cap. 2 e poi nel cap. 19: “Vicino alla croce di Gesù stavano sua madre…”. E basta. Forse ha qualcosa da dirci. Proseguiamo.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino».
Gli storici ci informano che la scorta di vino dipendeva un qualche misura dai doni degli ospiti (J. D. M. Derret). Maria richiama l’attenzione di Gesù sulla situazione di disagio. È difficile pensare che chieda un miracolo, però è chiaro che si aspetta una qualche risposta ed azione da parte di Gesù. Ma la risposta è negativa:
«Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora».
Attenzione, perché qui rischiamo di intendere queste parole in modo banale, come se significassero: “Non è ancora il momento di fare il primo miracolo” – magari fra una settimana o due, ma oggi è presto. No! L’ora nel Vangelo di Giovanni è qualcosa di molto preciso. Ogni pagina del quarto Vangelo freme nell’attesa dell’“ora”, l’“ora in cui gli adoratori del Padre lo adoreranno in spirito e verità” (4, 21.23), l’“ora in cui i morti udranno la voce del Figlio dell’uomo e avranno la vita” (5, 23.28). Quando in due occasioni i Giudei cercano di catturare Gesù, non riescono a prenderlo “perché non era giunta ancora la sua ora” (7, 30; 8, 20). Quando ormai sono a Gerusalemme per l’ultima pasqua, Gesù dirà ai suoi discepoli: “Viene l’ora in cui è glorificato il figlio dell’uomo” (12, 23). Ed infine, nell’ultima cena Gesù sa che “è giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre” (13, 1), e si rivolgerà al Padre in preghiera dicendo: “È giunta l’ora” (17, 1).
L’ora è dunque l’ora della croce. Vedete che cominciamo a mettere insieme i pezzi: le nozze/l’alleanza, Maria a Cana/Maria sotto la croce, l’ora del segno/l’ora della croce. Ma proseguiamo.
L’acqua per il miracolo è posta nelle anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei. L’antica alleanza richiedeva una purificazione dal peccato, ma non l’otteneva, perché l’acqua purifica l’esterno ma lascia l’interno pieno di corruzione. C’è bisogno di una purificazione ottenuta non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue (1 Gv 5, 6). Ed è questa la nuova purificazione che Gesù compie, la nuova alleanza nel suo sangue!
Il vino richiama la coppa dell’alleanza che si beve nella cena pasquale. Benedicendo quella coppa, nell’ultima cena, Gesù dirà: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati » (Mt 26, 27-28).
Gesù sostituisce l’antica con la nuova alleanza. Lungo tutto il vangelo di Giovanni vediamo come Gesù sostituisca le istituzioni e le concezioni religiose ebraiche con la sua persona: è lui il tempio, è lui il pane disceso dal cielo, è lui che dona l’acqua viva, è lui la luce, è lui il consacrato del Padre. Nei Sinottici, Gesù paragona il suo insegnamento al vino nuovo, che non può essere messo negli otri vecchi delle usanze dei farisei (Mc 2, 19).
Così le parole del maestro di tavola, alla fine dell’episodio di Cana:
«Tu hai conservato il vino buono fino ad ora»,
vanno intese come la proclamazione della venuta di giorni messianici. In questa luce, la frase di Maria, «Non hanno più vino», diventa una pungente riflessione sulla sterilità di una religiosità che non trova il suo compimento in Cristo.
Ora vino ce n’è, e in quale abbondanza: circa 600 litri! “Una delle immagini costanti dell’AT per esprimere la gioia dei giorni finali è un’abbondanza di vino” (R. E. Brown).
Purtroppo tante volte anche noi, uomini e donne della nuova alleanza, “non abbiamo più vino”: si avverte la sensazione di una certa stanchezza ed esaurimento. Perdiamo la gioia messianica, cadiamo in un ritualismo vecchio e stantio. Attenzione! I riti e le istituzioni sono buoni nella misura in cui ci aiutano a entrare in contatto con Gesù, ma se lo perdiamo di vista per concentrarci su noi stessi, perdono ogni significato, diventano “acqua fresca” e non “vino nuovo”!
Maria, nel Vangelo di Giovanni, dice solo due frasi: una rivolta a Gesù: «Non hanno più vino», e una rivolta ai servi:
«Qualsiasi cosa vi dica, fatela»
Ebbene, mettiamo in pratica quello che Maria ci dice: facciamo quello che ci dice Gesù, qualunque cosa ci dica. E allora il vino nuovo, buono e abbondante delle nozze inonderà di gioia la nostra vita.
L’ha ribloggato su SrIlariaScarcigliae ha commentato:
II Domenica T.O. Anno C
ottimo post!
tra l’altro mi sorge una domanda…
la tradizione (errata) dei tre magi viene dai tre doni dei magi o proprio dai tre eventi che lei ha menzionato?
Grazie! La tradizione dei tre Magi viene dai tre doni.