Nel nostro Paese i battezzati si contano a decine di milioni. Ma per quanti di essi l’essere battezzati significa realmente qualcosa? E che cosa?
Forse siamo troppo abituati all’idea del Battesimo come “sacramento” da non renderci conto del valore di segno che esso presuppone. I sacramenti, infatti, sono anzitutto dei segni. Se “producono” determinati effetti soprannaturali è proprio perché, sul piano naturale, “significano” qualcosa: Significando causant, dice san Tommaso d’Aquino.
Cosa significa il battesimo, dunque? Il termine greco baptisma significa “immersione”. Quel che fa Giovanni è “immergere” le persone nell’acqua. Certo, questo ha un significato molto chiaro: indica un lavacro, una purificazione.
Per chi ha consuetudine con la Bibbia, questa purificazione mediante un’immersione nell’acqua rimanda alla storia del diluvio: quello fu un “battesimo”, un’immersione di tutto il mondo, un “lavacro” da cui l’umanità uscì tragicamente purificata mediante la morte dei peccatori.
Ma c’è anche un’altro rimando biblico da tener presente: esso fa riferimento all’esodo e all’ingresso nella terra promessa: per uscire dall’Egitto, il popolo di Israele passa attraverso l’acqua del Mar Rosso, per entrare in Canaan passa attraverso il Giordano. In entrambi i casi si “aprono le acque”, come quando sta per nascere un bambino “si rompono le acque”. Dunque in questa prospettiva, quelli che accedono al battesimo di Giovanni compiono un rituale che significa morte e vita: morte al peccato e vita nuova nell’attesa del Messia.
Quello che fa Giovanni è un segno, un gesto che esprime un desiderio, una volontà, ma che non ha in sé la capacità di produrre ciò che esprime: Io vi battezzo con acqua; il Cristo vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco (Lc 3, 16)
Il fuoco, come l’acqua del diluvio, è anch’esso segno di giudizio: l’oro si prova col fuoco! La stessa parola “purificazione” viene dal greco pyr che significa appunto “fuoco”. La purificazione di Sodoma e Gomorra avvenne con la pioggia di fuoco, ma alla fine non rimase nulla! Se hai una pepita d’oro, non ti basta certo lavarla con l’acqua per ottenere il metallo puro. Devi passarla attraverso il fuoco, che entra dentro, che penetra nelle fibre, che riduce in cenere tutto ciò che vi è di sporco e rende fluido, scintillante e puro il metallo prezioso.
L’acqua è già un simbolo dello Spirito Santo: l’acqua viva, quella che disseta per la vita eterna, quella che sgorga da Cristo come nel deserto sgorgò dalla roccia che Mosè aveva percosso. Ma qui lo Spirito Santo è presentato come fuoco. A Pentecoste, sulla Chiesa nascente, scende un fuoco ardente: i discepoli sono battezzati, immersi nel fuoco dello Spirito.
Certamente lo Spirito Santo è consolazione, è pace – come indica la forma di colomba in cui discende su Gesù (Lc 3, 22) – ma non si tratta di una consolazione blanda, che ci lascia così com’eravamo prima. Il battesimo che abbiamo ricevuto è un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo (Tt 3, 5): questa è un’opera meravigliosa di salvezza, di misericordia da parte di Dio nei nostri confronti, è grazia, ossia benevolenza, dolce condiscendenza, affascinante bellezza della bontà. Ma proprio per questo non è qualcosa che ti può lasciare come sei, con le tue abitudini, i tuoi comodi e i tuoi comfort. Capite che, se si tratta di rinnovamento, lo Spirito Santo non ci può lasciare come ci trova: egli “piega ciò che è rigido, drizza ciò che è sviato”, trasforma la nostra vita!
Lasciarsi immergere nell’acqua è relativamente facile… Ma lasciarsi immergere nel fuoco? Immerso nel fuoco, diventi un olocausto, un sacrificio di cui a te non resta nulla, e ne esci come una creatura nuova.
Noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo, ma questo porta frutti nella nostra vita o no? Certamente il battesimo, come ogni sacramento, è “efficace”, ossia produce la grazia. Tuttavia dobbiamo anche sapere che il sacramento rimane inerte, “legato”, se il suo effetto non è desiderato. E noi desideriamo di essere purificati? Sottoponiamo al giudizio e al fuoco dello Spirito Santo i nostri desideri, la nostra volontà, le intenzioni, il modo di pensare, le attese…? Siamo decisi a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo (Tt 2, 12)?
Probabilmente in noi ci sono ancora tante resistenze. Ma se vogliamo, lo Spirito Santo stesso le vincerà. Dobbiamo fare come Gesù, che ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera (Lc 3, 21). Mettiamoci in preghiera anche noi e chiediamo che il dono dello Spirito Santo vinca ogni nostra resistenza, ci purifichi col suo fuoco e ci renda realmente creature nuove.
L’ha ribloggato su SrIlariaScarcigliae ha commentato:
Battesimo di Gesù Anno C 2019