“Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo” (Mt 2, 2).
I Magi[*] di cui parla il Vangelo erano membri della casta sacerdotale persiana, sapienti stranieri al popolo ebraico, dediti all’osservazione degli astri, all’astrologia e a pratiche divinatorie che ancor oggi noi chiamiamo “magiche”. Al tempo in cui fu scritto il Vangelo, essi erano considerati talvolta con rispetto in quanto sapienti, talaltra con timore in quanto “maghi”, e talaltra ancora con disprezzo come imbroglioni e seduttori (cf. At 13,4-12).
L’ambivalenza del termine «mago» mette in luce l’ambivalenza della dimensione religiosa come tale. La religiosità può diventare una via verso una vera conoscenza, una via verso Gesù Cristo. Quando, però, di fronte alla presenza di Cristo, non si apre a Lui e si pone contro l’unico Dio e Salvatore, essa diventa demoniaca e distruttiva.
Nel racconto evangelico sui Magi, la sapienza filosofico-religiosa è chiaramente una forza che mette gli uomini in cammino e conduce in definitiva a Cristo.
In quanto astronomi, questi Magi osservano un fenomeno astrale (con tutta probabilità la congiunzione dei pianeti Giove, la stella della più alta divinità babilonese, e Saturno, rappresentante cosmico del popolo dei Giudei, nel segno zodiacale dei Pesci, avvenuta negli anni 7-6 a.C, ritenuti oggi il vero tempo della nascita di Gesù). Si trattava di un fenomeno calcolabile per gli astronomi babilonesi che avrebbe indicato loro la terra di Giuda e un neonato «re dei Giudei».
Ma non a tutti coloro che erano in grado di calcolare la congiunzione dei pianeti e la vedevano, venne il pensiero di un re in Giuda che aveva un’importanza anche per loro. Potevano concorrere diversi fattori per far percepire nel linguaggio della stella un messaggio di speranza. Ma tutto ciò poteva mettere in cammino soltanto chi era uomo di una certa inquietudine interiore, uomo di speranza, alla ricerca della vera stella della salvezza. Gli uomini di cui parla Matteo non erano soltanto astronomi. Erano «sapienti», erano cioè capaci di andare al di là di sé, erano uomini religiosi nel senso profondo, cercatori della verità, cercatori del vero Dio. Possiamo dire che questi Magi rappresentano il cammino delle religioni e della scienza degli uomini verso Cristo, come anche del loro superamento in vista di Lui: sono dei predecessori, dei precursori, dei ricercatori della verità, che riguardano tutti i tempi.
La stella li guida alla ricerca del re dei Giudei: questo significa che il cosmo parla di Cristo! Ma significa anche che, per l’uomo nelle sue condizioni reali, il linguaggio del cosmo non è pienamente decifrabile. La creazione offre molteplici indicazioni. Suscita nell’uomo l’intuizione del Creatore. Suscita, inoltre, l’attesa, anzi, la speranza che questo Dio un giorno si manifesterà. E suscita al tempo stesso la consapevolezza che l’uomo può e deve andargli incontro. Ma la conoscenza che scaturisce dalla creazione e si concretizza nelle religioni può anche perdere il giusto orientamento, così da non spingere più l’uomo a muoversi per andare al di là di se stesso, ma da indurlo a fissarsi nei propri schemi.
Quando i Magi si prostrano davanti a Gesù bambino, tutti i loro schemi saltano: come astrologi essi, fino a quel momento, avevano creduto che le stelle guidassero i destini degli uomini, ora invece riconoscono che non è la stella a determinare il destino del Bambino, ma è il Bambino che guida la stella (s. Gregorio Nazianzeno).
Una volta riconosciuto Cristo, tutto ciò che c’è di vero nella scienza e nella sapienza dei pagani, tutto può e deve essere assunto dai cristiani, perché è a Cristo che appartiene! Questa è l’essenza del cattolicesimo. Questo è il senso dei doni dei Magi, Questa è la realizzazione della profezia di Is 60, 5:
“Verrà a te la ricchezza delle genti”.
Per questo i cristiani delle origini hanno potuto prendere le immagini greche e romane, gli stessi templi antichi, persino alcuni elementi cultuali e utilizzarli nella liturgia cristiana. Per questo i monaci nel medioevo hanno copiato i testi del pensiero e della letteratura pagana. Per questo nell’umanesimo si studiano le lettere classiche e nel rinascimento l’architettura, la pittura e la scultura riprendono, trasfigurandoli, i modelli pagani . Non si tratta di eclettismo o di sincretismo – in cui si mettono insieme cose diverse e disarmoniche – ma dell’instaurazione di ogni cosa, veramente ogni cosa in Cristo. «Tutto è vostro» dice san Paolo, perché «voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» (1 Cor 3, 22-23).
Accostiamoci dunque con rispetto alle religioni dei popoli, accogliamo con gratitudine le scoperte della scienza, accettiamo con amore i doni della sapienza degli uomini, ma tutto questo ha un senso solo se ci prostriamo come i Magi davanti al Bambino e lo adoriamo.
[*] Cf. J. Ratzinger – Benedetto XVI, L’infanzia di Gesù, Milano 2012, pp. 105-125.
L’ha ribloggato su SrIlariaScarcigliae ha commentato:
Epifania 2019 Anno C