“Le strade sono fatte per andare”, diceva una vecchia canzone. Già! Tante volte la vita viene paragonata ad un viaggio, ad un itinerario, ad un cammino… Ma non ci capita a volte di vedere che tutto si muove intorno a noi, ma noi restiamo sempre là?
Questa è la condizione di Bartimeo (Mc 10, 46-52), il cieco, che sta seduto sulla strada. La strada, che per gli altri è il luogo del cammino con Cristo, per lui è un posto dove stare fermo, seduto: non può camminare perché non vede.
Ma ci sono due modi di stare fermi sulla strada: uno è quello degli sfaccendati, che potrebbero camminare ma non camminano per pigrizia, per cattiva volontà o per superbia: si sentono autosufficienti, non vogliono ammettere di aver bisogno di qualcosa.
Il modo in cui sta sulla strada Bartimeo è diverso: sta a mendicare; sa di essere povero, e tende la mano a chi può aiutarlo. Sta attento al Signore che passa. E come lo sente, grida la sua preghiera: Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!
Bartimeo sentiva, ovviamente, la sua cecità e ne era angosciato. Si trattava però solo di una cecità fisica, perché spiritualmente “vedeva” in Gesù il Messia, il Figlio di Davide. E lo vedeva così chiaramente che i rimproveri e le sgridate delle gente non riuscivano a farlo tacere.
In noi, invece, potrebbe esserci una cecità spirituale, assai più pericolosa di quella fisica; una cecità di cui non ci accorgiamo e che ci blocca, laddove invece dovremmo camminare[1].
Se ascoltiamo tanti insegnamenti, e non ci danno frutto; se leggiamo, e non ci rimane nulla; se diciamo le preghiere, frequentiamo i sacramenti e la Messa, e tuttavia restiamo quelli che siamo sempre stati… Non dovremo forse sentirci come Bartimeo seduto sul bordo della strada?
Ma se la nostra vita è fatta di compromessi che non vogliamo percepire, se con vari pretesti riusciamo a coprire i nostri comodi e i nostri interessi, se siamo ripiegati sulla promozione di noi stessi anziché del Regno di Dio, non siamo forse in una situazione peggiore rispetto a Bartimeo? Non dovremmo forse, proprio ora, proprio qui, gridare a Gesù di avere pietà di noi, dirgli che siamo ciechi e che vogliamo, invece, vedere?
La strada rappresenta la nostra vita. Oggi il Signore passa. Se tu lo riconosci come Figlio di Davide, cioè Messia, Salvatore, se gli gridi: abbi pietà di me! la tua esistenza cambia. Non cambia, invece, per chi non ha l’umiltà di ammettere che ha bisogno di Gesù, della sua pietà.
Sì, la superbia impedisce l’incontro con Gesù, e quindi la salvezza. La superbia, ma anche la soggezione della gente, di quello che dicono, che pensano gli altri, di quello che è di moda o no…
Quando Bartimeo invocava Gesù, molti lo sgridavano per farlo tacere. Anche oggi, molti cercano di impedire il nostro grido a Gesù: cercano di condizionarci, di farci sentire a disagio per la nostra fede. Ma egli gridava più forte! Che meraviglia! Questa è la vera forza: la forza di chi conosce la propria debolezza e ha timore di Dio, non degli uomini.
Gesù ha pietà di lui, come vuole aver pietà di ognuno di noi. Lo fa chiamare ed egli gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Non passiamo con troppa fretta su queste parole: per un mendicante, il mantello era tutto: era casa, letto, coperta. Lasciare il mantello significa fare il salto decisivo: abbandonare ogni sicurezza per andare da Gesù. Con un’unica certezza: la speranza di essere guariti.
Allora Gesù lo guarisce, gli dona la vista: La tua fede di ha salvato. E come ha guarito lui, vuole guarire anche noi. Solo ci chiede questo: la nostra fede deve essere più forte del nostro orgoglio, del timore degli uomini, dell’attaccamento alle nostre sicurezze.
Bartimeo subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada: la sua debolezza si cambia in forza, la strada torna ad essere il luogo del cammino con Cristo. E questo il Signore vuole realizzarlo per ciascuno di noi oggi e qui.
[1] Riprendo qui, parafrasandole, alcune riflessioni di don Giuseppe De Luca, pubblicate nel 1941 su L’Osservatore Romano.
L’ha ribloggato su SrIlariaScarcigliae ha commentato:
XXX Domenica T.O. Anno B