Spesso sacerdoti e catechisti sono in imbarazzo davanti al tema della festa di oggi. Ci sembra che per parlare della Santissima Trinità dobbiamo usare un linguaggio tecnico, complicato:“la Trinità è un concetto difficile”! Cosicché molti rinunciano semplicemente a parlarne. Penso che questa rinuncia sia un vero peccato di omissione, che fa seguito ad un atteggiamento pericolosamente gnostico. La Trinità non è un concetto: è Dio! Certamente è un mistero, ma non dobbiamo annunciare i misteri della fede? Incarnazione, Eucaristia, Risurrezione, Salvezza… sono forse “idee chiare e distinte”?
Se viene meno la Trinità cosa resta? Un certo discorso su Gesù, centrato solo sugli aspetti umani, che lo riduce ai minimi termini e poi lo fa scomparire tra i filosofi e gli eroi. Gesù si annuncia solo nella Trinità. Con il Padre e lo Spirito Santo.
Il mistero della Trinità ci rivela che Dio non è un solitario, un single: Dio è amore. E non riusciamo a capire cos’è l’amore se non lo vediamo nella Trinità: il Padre è pienezza che genera l’amore uguale nel Figlio, e il mistero di questo amore del Padre e del Figlio è lo Spirito. L’amore divino è tanto grande che sono tre persone, ma un Dio solo: tre persone che non stanno semplicemente l’una accanto all’altro, ma sono l’una per l’altra. Dio è comunione.
Mistero grande! Sì, ma per eccesso di luce, non per oscurità. Mistero inaccessibile, ma non per lontananza: è anzi quanto di più vicino, quanto di più intimo a noi stessi.
Già Mosè, in Dt 4, annunciava con stupore questa vicinanza: Dio ha fatto udire la sua voce, si è scelto un popolo con segni grandi: si prende cura del suo popolo.
Per cui già l’uomo dell’Antico Testamento può dire nel Sal 32: “Beato il popolo scelto dal Signore”; “L’occhio del Signore veglia su chi lo teme, per liberarlo, per nutrirlo: il Signore è nostro aiuto, nostro scudo”.
Nel Vangelo Cristo ci rivela la Trinità in termini chiarissimi: manda i discepoli a battezzare “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 16-20); non solo ad ammaestrare, insegnando che Dio è Trinità, ma a battezzare (immergere, tuffare) dove? Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, cioè nella realtà profonda, intima, della SS. Trinità.
Ma dire che noi siamo tuffati in Dio equivale a dire che Dio si è tuffato in noi. Paolo (Rm 8, 14-17) esprime questo dicendo che abbiamo ricevuto uno Spirito da figli, che ci consente di rivolgerci al Padre con la voce di Gesù e chiamarlo “Abbà”, che significa “babbo”. Lo Spirito Santo che ci rende figli del Padre e fratelli di Gesù.
Per cui noi siamo nella Trinità e la Trinità è in noi, come Dio Padre è nel Figlio ed il Figlio è nel Padre, ed essi sono una cosa sola nello Spirito Santo.
Per questo anche noi siamo chiamati ad essere una cosa sola nella Comunità cristiana, e siamo mandati nel mondo a testimoniare l’amore.
L’ha ribloggato su SrIlariaScarcigliae ha commentato:
Solennità Santissima Trinità 2018 Anno B