Quando il mondo parla del Vangelo, in genere ritiene che questo sia una sorta di codice morale, un certo modo di vedere le cose, dell’insegnamento che Gesù ci ha dato mettendo al centro l’amore di Dio e del prossimo… Ma è veramente questo il Vangelo?
Il Vangelo, il messaggio di Gesù è l’annuncio di un fatto. Qualcosa che è appena iniziato ed è in pieno svolgimento. Il messaggio di Gesù, prima di essere un insegnamento, è un annuncio, un grido di gioia: viene il Regno di Dio!
Perciò si usa questa parola “vangelo”, che significa lieto messaggio, buona notizia.
Per questo Papa Francesco ha dato alla Chiesa un’esortazione apostoliche che si intitola Evangelii gauidium: la gioia del Vangelo!
La gioia è un’aspirazione radicata profondamente nella natura dell’uomo. Il peccato toglie la gioia, ma Cristo salvatore la fa rinascere. Più precisamente – dice il Papa – il peccato si manifesta nella “tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata” (n. 2). La chiusura individualistica nei propri interessi, il rifiuto degli altri, dei poveri, di Dio, conduce alla perdita della gioia, dell’amore di Dio e dell’entusiasmo nel bene. È dunque l’incontro salvifico con Cristo che riapre la strada alla gioia (nn. 1-7).
Ma precisamente qui si fonda il dovere di rendere partecipe il prossimo di una tale salvezza e di coinvolgerlo nell’esperienza di gioia (n. 9). Gesù chiama Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni… Ma ancora oggi chiama mediante la sua Chiesa, a portare quest’annuncio in tutto il mondo
“Quando la Chiesa chiama all’impegno evangelizzatore, non fa altro che indicare ai cristiani il vero dinamismo della realizzazione personale” (n. 10).
Il dovere di comunicare il bene è dunque, a sua volta, motivo di realizzazione umana. Potremmo dire che il primo dovere morale è l’annuncio del Vangelo, non l’annuncio di una morale, ma di un incontro.
Questa semplice frase che abbiamo ascoltato dal vangelo di Marco riassume tutta la predicazione di Gesù: Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo.
Questa è la buona notizia che Gesù ha da comunicare. Questa è la causa per cui vive. Questa è la speranza che lo sostiene.
Dio viene per regnare in modo nuovo e definitivo. Viene per aprire un cammino nuovo per gli uomini.
Gesù non ha bisogno di spiegare a lungo in cosa consista il Regno di Dio che va annunciando: tutti lo aspettavano. E sapevano che si trattava di un’alleanza nuova tra Dio e gli uomini. Di un patto d’amore in cui gli uomini e Dio sono legati insieme e trionfano la giustizia e la pace.
Il popolo di Israele aspettava da secoli e secoli questo avvenimento, ed ora, quando Gesù comincia a parlare, il suo annuncio è che il Regno di Dio non è più solo da attendere nel futuro; è in arrivo, anzi, in qualche modo è già presente. Viene in modo assai concreto, a risanare tutti i rapporti dell’uomo: con Dio, con se stesso, con gli altri e con le cose. Vuole attuare una pace perfetta che abbraccia tutto e tutti.
Ma perché questo si realizzi in noi è necessario anzitutto credere all’amore di Dio e convertirsi dal peccato, che è la radice di tutti i mali.
Il vangelo è l’annuncio di un avvenimento che viene a mutare la situazione degli uomini e costringe a prendere decisioni. Non si può restare spettatori, estranei a i fatti. O ci si mette in movimento, o si resta fuori dal Regno!
Lo vediamo espresso con chiarezza nelle figure di questi quattro discepoli. Non stanno facendo niente di male: lavorano, sono pescatori. Ma Gesù interviene con una parola misteriosa nella loro vita: Seguitemi, vi farò pescatori di uomini.
Cosa avranno capito in quel momento i quattro poveri pescatori del lago? Forse poco o niente. Eppure davanti alla parola di Gesù lasciano le reti, lasciano il padre sulla barca coi garzoni, e seguono Gesù.
Dovremmo trarre le conclusioni per noi da questa pagina del Vangelo. Noi ascoltiamo la parola di Gesù, siamo in un certo senso “spettatori” del suo mistero. Bene: Gesù non si accontenta di averci “spettatori”. Non si accontenta di averci qui davanti: vuole che ci mettiamo in movimento, che lo seguiamo. Che siamo pronti a lasciare le cose per andare dietro a lui.
Ovviamente, le prime cose che dobbiamo lasciare sono i nostri peccati e tutto ciò che costituisce “occasione prossima di peccato”. E questa è la prima conversione.
Ma non basta: per amore di Gesù dobbiamo essere pronti a lasciare anche le cose buone (la rete, la barca, il padre…) perché Gesù è più importante di ogni cosa, di ogni persona. Questa è la seconda conversione, forse più difficile, più lenta… Ma se, con l’aiuto di Dio, la compiamo, allora tutta la nostra vita si trasforma in un “Vangelo” vivo, in un lieto annunzio, in un messaggio di gioia.
Concludo pregando con le parole del canto al Vangelo: “Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, ci conceda lo spirito di sapienza, perché possiamo conoscere qual è la speranza della nostra chiamata”. Amen.
Grazie.
L’ha ribloggato su SrIlariaScarcigliae ha commentato:
III domenica Tempo Ordinario Anno B