Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. Mi sento un po’ a disagio. Ho davanti agli occhi la dissoluzione del mondo contemporaneo, il terrore, l’ingiustizia, la miseria, la morte. Ma veramente Cristo regna? E se la fede mi grida: “Sì”, la ragione si interroga e chiede: “E come?”. Cosa significa che in mezzo a questa disfatta, tra tanto dolore, nel cupo di questa dissoluzione, “Cristo regna”?
Forse dovrei anzitutto chiedermi cosa significa regnare. Il dizionario mi dà come sinonimi “dominare“, “comandare e prevalere sugli altri“, “avere potere“. Peggio mi sento! Il dominio su questo mondo, chi ce l’ha? Chi è che comanda e prevale? Chi detiene il potere? Gesù Cristo? Beh, amici miei, non sembra proprio!
Già: non sembra. Come non sembra il re dei Giudei quel Nazareno male in arnese condotto in catene davanti a Pilato. Mi pare di vederlo, il procuratore romano, con tutta l’ironia e la sufficienza del funzionario imperiale, guardare quel poveretto e chiedergli, alzando un po’ le sopracciglia, “Tu sei il re dei Giudei? “. Non sembra proprio! E infatti la risposta del Nazareno, una volta tanto, è a tono: “Il mio regno non è di questo mondo “.
Il Cristo che sta davanti al procuratore è simile a quello che si mostra ai nostri occhi nel mondo di oggi: un uomo umiliato e impotente, consegnato nelle mani del nemico del suo popolo, destinato a soccombere sul patibolo più infamante. Questa è la sua condizione in questo mondo, ancora oggi. Gesù, nelle sue membra pellegrinanti sulla terra, agli occhi del mondo è lo sconfitto, non il re.
Eppure parla di un regno che gli appartiene, anche se specifica che “non è di questo mondo “. “Dunque – incalza freddo il procuratore – tu sei re “. E proprio nella sua condizione di uomo umiliato, rinnegato, tradito, impotente, Gesù dice “Io sono re “.
Tu, Pilato, non capisci, perché pensi ai re di questo mondo e ti aspetteresti che il Messia, il Figlio di Davide, pretendesse di regnare a quel modo. Tu, Aldo, non capisci, perché pure tu vorresti che Cristo regnasse alla maniera del mondo, magari come un buon re giusto e pacifico, che esercita il suo potere a fin di bene… E invece Gesù regna alla maniera sua: il suo regno non è di questo mondo.
In che cosa consiste dunque la sua regalità? Se non è una regalità mondana, che razza di regalità è? È la regalità divina del Figlio dell’Uomo di cui parla Daniele (7, 13-14). È la regalità di Dio, e Dio è amore. Gesù regna perché ama fino in fondo, sempre, anche nel dolore più nero, anche nel baratro dell’abbandono: ama il Padre con tutto se stesso, ama gli uomini che lo tradiscono, fino a donare la sua vita per loro. Vince perché continua ad amare. Può continuare ad amare perché sa che il Padre suo è onnipotente, e confida nella sua promessa di risuscitarlo dalla morte.
Perciò, non è che Gesùdica: il mio regno non è in questo mondo; ma dice: “Il mio regno non è di questo mondo “. Cristo è re in mezzo a noi, per le nostre strade, nelle nostre case, nei posti di lavoro: Cristo è re, ma è un re pellegrino, insultato, crocifisso, che regna perché crede, spera e ama.
E noi? Siamo pronti ad amare come lui, a credere in lui, a sperare con lui?
La fede e la speranza ci portano alla carità, all’amore che ha il potere di cambiare il mondo. Proprio questo mondo pieno di ingiustizie, di violenze e di disperazione, che è il nostro campo di lavoro, nel quale dobbiamo porta re il frutto del regno di Cristo.
Vorrei concludere con alcune parole di un testimone di Cristo, il rev. Martin Luther King:
“Il tempo risuona del fragore della rovina di comunità che si abbandonarono all’odio e alla violenza. Per la salvezza della nostra nazione e per la salvezza dell’umanità, noi dobbiamo seguire un’altra via. […] Non dobbiamo rinunziare al nostro privilegio ed al nostro dovere di amare.
Ai nostri più accaniti oppositori noi diciamo: “Noi faremo fronte alla vostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di sopportare le sofferenze; andremo incontro alla vostra forza fisica con la nostra forza d’animo. Fateci quello che volete, e noi continueremo ad amarvi.
Metteteci in prigione, e noi vi ameremo ancora. Lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri figli, e noi vi ameremo ancora. Mandate i vostri incappucciati sicari nelle nostre case, nell’ora di mezzanotte, batteteci e lasciateci mezzi morti, e noi vi ameremo ancora.
Ma siate sicuri che vi vinceremo con la nostra capacità di soffrire. […]
L’amore è il potere più duraturo che vi sia al mondo. Questa forza creativa, così splendidamente esemplificata nella vita del nostro Signore Gesù Cristo, e il più potente strumento disponibile nell’umana ricerca della pace e della sicurezza.
Napoleone Bonaparte, il grande genio militare, si dice che abbia detto, guardando indietro ai suoi anni di conquista: “Alessandro, Cesare, Carlo Magno ed io abbiamo costruito grandi imperi, ma appoggiati su che cosa? Appoggiati sulla forza. Ma tanti secoli fa Gesù diede inizio ad un impero che fu costruito sull’amore, e anche al giorno d’oggi vi sono milioni di uomini pronti a morire per lui “
Chi può dubitare della veracità di queste parole? I grandi capi militari del passato sono scomparsi, i loro imperi sono crollati e ridotti in cenere: ma l’impero di Gesù, costruito solidamente e maestosamente sul fondamento dell’amore, cresce ancora. Cominciò con un piccolo gruppo di uomini devoti che, per ispirazione del loro Signore, furono capaci di scuotere le fondamenta dell’impero romano e di portare il Vangelo in tutto il mondo.
Oggi l’immenso regno terreno del Cristo conta più di novecento milioni di uomini e si estende ad ogni paese e ad ogni nazione.
Oggi noi udiamo di nuovo la promessa della vittoria. ‘Gesù regnerà dovunque il sole si volge nei suoi viaggi regolari; il suo regno si stende da mare a mare finché la luna crescerà per non calare più’. E un altro coro gioiosamente risponde: ‘In Cristo non vi è né Oriente né Occidente; in Lui non vi è né Settentrione né Meridione, ma una grande comunione d’amore attraverso l’intero orbe terrestre’.
Gesù ha eternamente ragione. La storia è piena delle ossa imbiancate dei popoli che rifiutarono di ascoltarlo. Possiamo noi di questo secolo ascoltare e seguire le sue parole, prima che sia troppo tardi. Possiamo noi solennemente renderci conto che non saremo mai veri figli del nostro Padre celeste finché non ameremo i nostri nemici e non pregheremo per coloro che ci perseguitano”.
Non ho certo le stesse conoscenze ma è più o meno la stessa riflessione che ho fatto con i miei ragazzi, Cristo regna… dalla croce… Grazie.
L’ha ribloggato su SrIlariaScarciglia.
“Cristo è re, ma è un re pellegrino, insultato, crocifisso, che regna perché crede, spera e ama.
E noi? Siamo pronti ad amare come lui, a credere in lui, a sperare con lui?”
Chiarissimo Professore Aldo Vendemiati,
Mi piace questa frase e questa domanda che ho citato sopra perché abbiamo la tentazione di odiare coloro che fanno il male contro noi nella violenza che sta in mezzo a noi. Posiamo ache perdere la nostra speranza. La nostra fede in Cristo che ci ha promesso la pace puo essere nel una grande prova se non capiamo bene che tipo di re lui è. In un tributo alla sua moglie, che è morto in Bataclan durante l’attacco di Parigi che lo lascia con Melvil, un bambino di 17 mesi, Antoine Leiris ha detto agli assassini della sua moglie, “ti non darò un regalo dell’odio voi„. Dobbiamo esaminare l’esempio di Cristo il nostro re se dobbiamo rimanere stabile nel mezzo di tutte le persecuzioni, tradimenti ed attacchi violenti che riceviamo per la ragione della nostra credenza.
Grazie per questo articolo.
Buona domenica!
PILLA GENDA JOSEPH
PUU-Roma.
[…] Source: Ma è proprio vero che Cristo regna? […]
“Cristo è re, ma è un re pellegrino, insultato, crocifisso, che regna perché crede, spera e ama.
E noi? Siamo pronti ad amare come lui, a credere in lui, a sperare con lui?”
Mi piace questa frase e questa domanda che ho citato sopra perché abbiamo la tentazione di odiare coloro che fanno il male contro noi nella violenza che sta in mezzo a noi. Posiamo ache perdere la nostra speranza. La nostra fede in Cristo che ci ha promesso la pace puo essere nel una grande prova se non capiamo bene che tipo di re lui è. In un tributo alla sua moglie, che è morto in Bataclan durante l’attacco di Parigi che lo lascia con Melvil, un bambino di 17 mesi, Antoine Leiris ha detto agli assassini della sua moglie, “ti non darò un regalo dell’odio voi„. Dobbiamo esaminare l’esempio di Cristo il nostro re se cè bisogno di rimanere stabile nel mezzo di tutte le persecuzioni, tradimenti ed attacchi violenti che riceviamo per la ragione della nostra credenza.
Grazie per questo articolo.
Buona domenica!
PILLA GENDA JOSEPH.
PUU-Roma