Abbiamo tutti negli occhi, nelle orecchie e nel cuore le immagini e le voci dei terribili attentati di venerdì sera a Parigi. Dobbiamo tenerle presenti mentre ascoltiamo le parole del profeta Daniele: “Sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo”, e le parole di Gesù: “In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte”.
Dobbiamo tenerle presenti per capire cosa significa l’antifona d’ingresso della liturgia di oggi: Dice il Signore: “Io ho progetti di pace e non di sventura; voi mi invocherete e io vi esaudirò, e vi farò tornare da tutti i luoghi dove vi ho dispersi”. (Ger 29,11.12.14)
Dobbiamo tenerle presenti perché abbiamo la tentazione di dire: ma Dio dov’è? Ma queste tribolazioni, queste angosce non porteranno tutto allo sfacelo e alla rovina? Non stiamo assistendo forse al trionfo del male e della morte?
Erano tempi di sofferenza anche quelli in cui è stato scritto il libro del profeta Daniele, che abbiamo ascoltato nella 1. lett. E il Signore gli annuncia la liberazione: il santo angelo di Dio, Michele, che veglia sul popolo, sorgeràper fare giustizia.
Eppure l’era della liberazione si apre con un tempo di angoscia come non c’era mai stata dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo. Possiamo dire che l’era della salvezza si annuncia con i dolori del parto.
L’angoscia prepara la risurrezione dei morti, e la risurrezione precede il giudizio: il Signore darà a ciascuno secondo le sue opere: una risurrezione di vita eterna per i giusti, una risurrezione di vergogna eterna per i malvagi.
Ma l’accento è sulla vita: i saggi (coloro che hanno cercato e vissuto la sapienza di Dio) e i maestri (coloro che hanno insegnato la giustizia) parteciperanno allo splendore di Dio stesso
Il Salmo ci dice perché questi uomini parteciperanno di questo splendore: è Dio che indica il sentiero della vita, quindi i saggi e i mestri di giustizia compiono l’opera di Dio. Per questo la loro vita non è abbandonata nel sepolcroe la loro carne non vede la corruzione.
Il NT ha applicato questo Salmo alla Risurrezione di Cristo: è lui “il santo”, il saggio, il maestro di giustizia. Il Padre non l’ha abbandonato alla morte, lo ha risuscitato.
Però anche per lui la gloria della Risurrezione è giunta attraverso l’angoscia della Croce: il parto di dolore che ha rigenerato il mondo.
Ce lo ha detto con chiarezza la lettera agli Ebrei: l’offerta di Cristo, il sacrificio della Croce gli ha aperto la gloria definitiva: si èassiso alla destra di Dio, e ci ha introdotti nella sua santità.
Ma tutto ciò non ha abolito la tribolazione e la lotta: tutti noi aspettiamo che i suoi nemici vengano posti sotto i suoi piedi. Il che significa che i suoi nemici sono già vinti, ma non ancora del tutto sottomessi.
Cristo ha già vinto, noi siamo già perdonati e santificati, resi perfetti. Tuttavia lottiamo e triboliamo, portando la morte di Cristo nella nostra carne, per essere partecipi della sua Risurrezione.
Di tribolazioni il mondo ne ha viste tante, e quelle che viviamo oggi sono solo una parte. E il Vangelo ci ha detto che sono ancora nulla di fronte a ciò che dovrà venire:
Tutti i punti di riferimento dell’uomo verranno meno: il sole si oscurerà, la luna non darà più il suo splendore, gli astri si metteranno a cadere dal cielo.
Coloro che mettono la propria fiducia nei punti di riferimento terreni saranno disorientati, perché passa la scena di questo mondo. Chi dunque si può salvare?
Chi mette la sua fiducia nel Cristo: lui è l’unico che non passa: “Cieli e terra passeranno, le mie parole non passeranno”.
Allora comprendiamo anche il senso delle sofferenze presenti: non sono il segno che Dio si è stancato di noi o che il bene sia sconfitto, tutt’altro: sono la lotta di Cristo contro il male. E sono segni per noi: debbono condurci alla fede, cioè a mettere in Dio e solo in Dio la nostra speranza.
Le tribolazioni e le angoscie presenti sono altrettanti richiami a lottare al fianco di Cristo, a portare con lui la croce di questo mondo, faticando per la liberazione dei poveri e degli oppressi.
Le sofferenze sono inviti ad aquistare la saggezza, a diventare maestri di giustizia, per partecipare con lui alla Risurrezione di vita eterna.
Ma è necessario fare una chiara scelta di campo. Con chi stai?
Meraviglioso. Grazie mio Professore. Dobbiamo stare attento alla situazione di oggi per quanto riguarda la violenza. Il mondo ha bisogno della pace. È una cosa importante a imparare dalla Bibia che ci insegna le cose necessari della vita. Grazie per questa materia; “Io ho progetti di pace”.
Meraviglioso. Grazie mio Professore. Dobbiamo stare attento alla situazione di oggi per quanto riguarda la violenza. Il mondo ha bisogno della pace. È una cosa importante a imparare dalla Bibia che ci insegna le cose necessari della vita. Grazie per questa materia; “Io ho progetti di pace”.
Cordialmente,
Pace e Bene,
Pilla Genda Joseph.
Gent./mo Padre e Professor Aldo Vendemiati, con il Suo permesso, vorrei partire da quel che scrive “Dobbiamo tenerle presenti per capire cosa significa l’antifona d’ingresso della liturgia di oggi: Dice il Signore: “Io ho progetti di pace e non di sventura; voi mi invocherete e io vi esaudirò, e vi farò tornare da tutti i luoghi dove vi ho dispersi”. (Ger 29,11.12.14)”.
Questo passo di Geremia, mi sembra che possa essere in relazione con quello di Ezechiele (Ez 36,23-28) perché il Signore vuole una umanità nuova, ma come può questa povera umanità elevarsi al di sopra delle sozzure di questa epoca così travagliata? La strage di Parigi come nasce? Che relazione ha con il messaggio evangelico? “Un povero chiama e Dio lo ascolta…” (Salmo 34), perché “Inquietum est cor nostrum…” (Agostino, Confess. 1, 1, 1) ma solo in Dio si trova risposta, il Padre il cui Figlio ha enunciato che “Senza di me non potete far nulla…” (Gv, 15,5). Ora, viene spontaneo osservare che gli orrori che vengono da un Oriente sempre più travagliato richiamano le stragi del ‘900, e allora sorge il grido di dolore: “Cristo, Cristo dove sei?” al quale fa eco il Servo Sofferente “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Una sceneggiatura sulla Grande Guerra, parafrasandola, farebbe dire oggi ad un cappellano militare: “Sergente, è qui con noi, se è vero che aveva 33 anni è qui con noi perché era dell’82…” “Ho progetti di pace” riporta la liturgia, ma come nascerà la pace da questo scempio? Dobbiamo, indubbiamente, accettare quel che sta accadendo come lo scenario della nostra vita ma cosa può mai l’uomo semplice contro questo male che sorge a trascinar giù buona parte delle stelle del cielo? Che per giungere alla vita eterna si debba attraversare la porta della grande tribolazione è chiaro, ma come può Dio, che è amore e misericorda infinita, permettere che le sue creature siano annientate da tanto dolore e da tanta violenza che, anche se con connotati diversi, viene indicata dagli esecutori come atto eseguito in nome di un dio misericordioso che non è certo il Nostro Creatore? Di fronte al dolore, all’olocausto nuovo la scelta è stare dalla parte di Dio, denl Nostro Signore Gesù, ma viene anche da dire, come sta scritto nella Vecchia Corte di Giustizia di Scotland Yard, “Difendi il figlio del povero” e difendere le persone da questo orrore… E’ questo che Dio vuole dall’uomo: una difesa attiva contro l’orrore? Perché l’orrore è oltre i poveri inermi sbranati dalle fiere… “Dio vieni presto a salvarci, accorri Signore in nostro aiuto…” proprio ora che “… sia fa sera…” e non permettere che “…andiamo per la valle dell’ombra della morte…”
Forse ho divagato Padre, in questa riflessione, ma di fronte all’orrore il cuore rresta sgomento: Dio non ci abbandonare!
Un carissimo saluto
gmdp
L’ha ribloggato su SrIlariaScarcigliae ha commentato:
Molto bello, Signore aiutaci…