La buona accoglienza che il pubblico ha voluto riservare ai miei Lineamenti di etica generale, pubblicati dalla Urbaniana University Press col titolo In prima persona (ora tradotti anche in inglese ed in portoghese) mi ha incoraggiato a scrivere questi Fondamenti di etica sociale, nati nello stesso contesto e concepiti con uguale metodo.
Il contesto è quello di una facoltà di filosofia di carattere internazionale, con studenti provenienti da oltre cento Paesi: un vero specimen dell’ambiente multietnico e multiculturale che caratterizza il nostro tempo. In questo orizzonte, la proposta didattica di un corso di etica non può presupporre altro terreno comune che l’esperienza umana e la capacità di riflettere su di essa. Un docente di filosofia di stampo classico – come io stesso mi sarei definito qualche decennio fa – potrebbe trovare limitante questa situazione: siamo talmente abituati al pensare storicistico, che ci risulta difficile affrontare un tema filosofico senza far ricorso al nostro schema abituale: “da Talete ai nostri giorni”. Abbiamo difficoltà a fare filosofia senza fare storia, al punto che rischiamo di fare storia della filosofia senza fare affatto filosofia. Ebbene, lo schema “da Talete ai nostri giorni” non dice quasi nulla ai nostri studenti africani o asiatici del primo ciclo, e dice pochissimo anche a tanti loro compagni di corso europei, che non hanno mai avuto occasione, negli studi medi superiori, di confrontarsi con la storia della filosofia. È un limite, ma – come tale – costituisce una sfida didattica interessante; e forse costituisce pure un’occasione provvidenziale per tornare, sul serio, a far filosofia. Le circostanze ci obbligano a metterci nello spirito delle Ricerche logiche di Husserl, ed accogliere il suo invito a “farla finita” con le teorie devianti e disincarnate dei filosofi, ed a tornare a pensare, partendo dalle cose: Zurük zu den Sachen selbst! (indietro, alle cose stesse!) deve diventare il motto del nostro modo di pensare. Non abbiamo altra scelta.
Pertanto il nostro metodo sarà caratterizzato dall’opzione fenomenologica, che consente di concentrarsi sulle cose stesse, per far emergere dall’esperienza vissuta e vivente la consapevolezza dei problemi ed i criteri per affrontarli. Per chi conosce i nostri Lineamenti di etica generale, tuttavia, dovrebbe essere chiaro che noi intendiamo servirci dell’approccio fenomenologico come di un metodo propedeutico (e non certo alternativo) a quello metafisico: la nostra strada consiste nell’andare “dal fenomeno al fondamento”[1].
L’esposizione assume un taglio maieutico che mira a coinvolgere il lettore interpellandolo “in prima persona”, facendo leva sulla sua capacità di comprendere e rispondere autonomamente alle questioni poste. L’obiettivo resta quello della chiarezza e dell’essenzialità, che ha fatto la fortuna dei Lineamenti di etica generale, venendo incontro alle esigenze più diffuse degli studenti. L’impostazione è sempre quella della filosofia morale come “etica della prima persona”, ma qui essa viene declinata al plurale, nella prospettiva di una prima persona che non è più semplicemente l’Io, bensì il Noi derivante dall’incontro col Tu.
Non ho inteso qui elaborare un’etica sociale compiuta, mi sono limitato agli elementi fondativi della disciplina, sottolineando in particolare quelle che mi sembrano le dimensioni più problematiche ed urgenti nel contesto attuale. Benedetto XVI ha scritto:
“Serve un nuovo slancio del pensiero per comprendere meglio le implicazioni del nostro essere una famiglia; l’interazione tra i popoli del pianeta ci sollecita a questo slancio, affinché l’integrazione avvenga nel segno della solidarietà piuttosto che della marginalizzazione. Un simile pensiero obbliga ad un approfondimento critico e valoriale della categoria della relazione. Si tratta di un impegno che non può essere svolto dalle sole scienze sociali, in quanto richiede l’apporto di saperi come la metafisica e la teologia, per cogliere in maniera illuminata la dignità trascendente dell’uomo”[2].
I Fondamenti qui proposti vogliono essere un modesto ma serio contributo in questa direzione. Per questo viene dedicata molta attenzione alla natura sociale dell’uomo, che apre la prospettiva della solidarietà come struttura antropologica fondamentale (capitolo 1): si tratta di una disamina volta a smantellare la mentalità individualistica oggi tanto radicata; il taglio del capitolo sarà anzitutto storico-culturale, per poi diventare fenomenologico, metafisico ed etico.
Verranno in seguito trattate diffusamente le virtù fondamentali dell’etica sociale: l’amore e la giustizia. La scelta di focalizzare il discorso sulle virtù è conseguenza dell’approccio “in prima persona”. In modo particolare, la riflessione sull’amore utilizzerà l’analisi fenomenologica, facendo spesso ricorso a strumenti di carattere narrativo e poetico, per approdare ad un’autentica metafisica dell’amore e quindi ad un’etica corrispondente (capitolo 2). Sarà poi possibile riflettere sulle configurazioni principali dell’amore (capitolo 3), limitandoci ad affetto, eros ed amicizia (le dimensioni teologali della carità esorbitano da una trattazione filosofica) Per quanto riguarda la giustizia, sarà necessario porne i fondamenti nel concetto di diritto, e ciò ci darà l’occasione di esaminare più da vicino il tema dei diritti umani (capitolo 4). Seguirà una presentazione della virtù di giustizia in quanto tale, in cui non ci limiteremo ad esaminare le sue parti soggettive, ma tenteremo di mostrare come esse si radichino nella giustizia generale e richiedano di essere raccordate con l’amore (capitolo 5).
Si avranno così gli elementi essenziali per affrontare il tema delle comunità fondamentali: il matrimonio e la famiglia (capitolo 6) e la società più ampia (capitolo 7). Ovviamente l’etica familiare, l’etica economica e l’etica politica richiederebbero dei manuali appositi: qui ci limitiamo a riflettere sui fondamenti, auspicando che possano essere utili per ulteriori costruzioni.
Ogni capitolo si conclude con un excursus di approfondimento su un tema determinato: in questo modo si è inteso arricchire la presentazione senza appesantirla.
Pur nascendo in un contesto accademico e “manualistico”, il presente volume aspira anche ad esser utile per una riflessione più esistenziale sulla vita sociale ed i suoi fondamenti. Esso è pertanto dedicato in modo speciale a coloro che desiderano approfondire la bellezza e l’impegno della comunità.
Buon pomeriggio, frate Aldo Vendemiat. Il titolo del suo secondo libro è molto suggestivo e interessante, etica sociale, a una società di riferimenti etici diluiti. Non vedo l’ora di avere l’onore di leggerlo.
Marcos Fernandes de Lima seminarista della diocesi di Umuarama – Paraná – Brasile. Abbraccio fraterno. Pace e Bene!